Lockdown, Sicilia e Sardegna: pronte a chiudere i nostri confini. Anche la Calabria verso il coprifuoco

Lockdown, Sicilia e Sardegna: pronte a chiudere i nostri confini
​Lockdown, Sicilia e Sardegna: pronte a chiudere i nostri confini
di Mauro Evangelisti e Alberto Gentili
Venerdì 23 Ottobre 2020, 00:45 - Ultimo agg. 01:08
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La Sardegna ci sta pensando. Il presidente Christian Solinas sta preparando l’ordinanza, l’idea è di firmarla lunedì: non ci sarà un lockdown, ma prende forza il progetto di chiudere i confini, porti e aeroporti, per potere affrontare in casa la trasmissione del virus, senza il problema - già vissuto questa estate - di dovere frenare l’arrivo di positivi dal resto d’Italia. La Sicilia sta valutando la stessa soluzione e il governatore Nello Musumeci lo ha detto a microfono acceso: «Non escludo di chiudere i confini. Noi abbiamo chiuso l’isola impedendo l’accessibilità al 92 per cento nei mesi drammatici della prima fase e non escludiamo di poterlo fare anche con altre misure restrittive nei prossimi giorni». 

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La chiusura agli spostamenti tra Regioni fu uno degli interventi forti decisi nella prima fase dell’epidemia. Rispetto all’ondata iniziale, però, la situazione è differente, allora aveva un senso, perché la diffusione del virus era concentrata in alcune Regioni del Nord. Oggi è spalmata su tutto il Paese. Per la Campania, ad esempio, cambia poco se arrivano persone dalla Lombardia, perché l’incidenza è più o meno la stessa. Racconta Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo: «Capisco la Sicilia e la Sardegna, per loro è semplice, sono isole.

Ma anche se decidessi di chiudere i confini dell’Abruzzo, che faccio, metto la polizia provinciale ai caselli autostradali? Mi pare impraticabile».

Anche Giovanni Toti, governatore della Liguria, ritiene che non sia questa la soluzione, e comunque servirebbe un provvedimento del governo. Luca Zaia, presidente del Veneto, è contrario: «Se fermo i passaggi tra Regioni devo bloccare tutto, decidere che la mia comunità è la più sana delle altre, mettere una campana di vetro. Come posso accettare che mi arrivi un cittadino da Francia o Germania e mettere una barriera sulla Lombardia o sulla Campania? È un fatto psicologico, ma è limitativo da un punto di vista epidemiologico». Simile la posizione dell’Emilia-Romagna: Stefano Bonaccini al momento non crede che possa essere utile chiudere gli spostamenti da una Regione e all’altra. Stessa posizione di Nicola Zingaretti, nel Lazio.

Quando si parla con le varie Regioni c’è comunque sempre un passaggio chiave: «Almeno per adesso». Sì, perché tutto dipende dall’evolversi dell’epidemia, anche se limitare gli spostamenti tra Regioni dovrebbe comunque passare da un intervento del governo. Cosa pensano a Palazzo Chigi?

Né un no, né un sì. Ma un time-out. Il premier Giuseppe Conte e i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza non chiudono affatto la porta all’ipotesi di sbarrare i confini regionali. Prima di dare l’eventuale e doloroso via libera allo stop della mobilità tra Regioni, il governo però si dà qualche giorno in più di tempo. Vuole capire «in quale misura la situazione continuerà a peggiorare». Perché, questo è ormai certo, dalla seconda ondata dell’epidemia non c’è ritorno. Per Conte, Boccia, Speranza e l’intero governo è solo questione di valutare con quale rapidità (esponenzialità) il Covid-19 si diffonderà nel Paese. E quando arriverà il momento della stretta generale, che servirà a omogeneizzare e a rendere più rigide alcune ordinanze comunali e regionali, scatterà anche la chiusura dei confini tra Regioni. E forse tra Comuni. Come è stato tra marzo e inizio giugno.

Per ora, però, Conte preferisce che siano i sindaci e i governatori a stringere le maglie delle misure anti-Covid. Ciò non toglie che il governo voglia mantenere il coordinamento, la regia, dei provvedimenti locali. Non a caso oggi Boccia, assieme a Speranza, avrà una nuova riunione con i rappresentanti di sindaci e governatori per «coordinare e rendere omogenei» i provvedimenti territoriali.

Intanto il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, sta per emanare un'ordinanza che dovrebbe entrare in vigore da lunedì e che prevede misure restrittive per tutti i cittadini per due settimane, tra le quali la didattica a distanza per le scuole medie e superiori e il coprifuoco nelle ore notturne.

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