Torna la stagione dei porti chiusi e della "guerra" alle navi umanitarie, con un'azione concordata tra il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ed il collega dell'Interno, Matteo Piantedosi. Ieri il primo ha convocato il comandante della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone per farsi illustrare la situazione nel Canale di Sicilia, dove sono presenti due navi, la Ocean Viking e la Humanity One, con complessivi 326 migranti soccorsi a bordo. Oggi il titolare del Viminale ha firmato una direttiva che definisce la condotta delle due imbarcazioni non «in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale», valutando pertanto di imporre loro il divieto di ingresso nelle acque territoriali. I flussi via mare, intanto, si intensificano, determinando ancora tragedie: i cadaveri di due gemellini di un mese sono stati trovati su un barcone soccorso dalla Guardia costiera al largo di Lampedusa. Mentre due barconi con circa 1.300 persone a bordo sono stati segnalati da Alarm Phone in forte difficoltà a est di Sicilia e Malta.
Per il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, «c'è un grido che sale dal Mediterraneo che non dobbiamo dimenticare, un grido che dice: salvami! La pace comincia nel salvare la vita e la speranza».
In pratica hanno svolto le operazioni di soccorso «in piena autonomia e in modo sistematico senza ricevere indicazioni dall'Autorità statale responsabile di quell'area Sar, Libia e Malta, che è stata informata solo a operazioni avvenute». Così come anche l'Italia. Piantedosi potrebbe quindi adottare il divieto di ingresso nelle acque territoriali, sulla base dell'articolo 19 della Convenzione Onu sul diritto del mare, secondo cui «le navi di tutti gli Stati, costieri o privi di litorale, godono del diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale». Ma il passaggio è inoffensivo «fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero». Queste ultime condizioni si verificano invece se la nave in questione è impegnata in alcune attività, tra cui: «il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero».
L'intervento di Piantedosi - che aveva annunciato dal suo primo giorno l'intenzione di «governare i flussi», contrastando «lo spontaneismo, sia pur umanitario» - riceve il plauso di Salvini: «come promesso, questo governo intende far rispettare regole e confini». Le ong non ci stanno. La tedesca Sos Humanity, che gestisce la Humanity One, fa sapere all'ANSA di non aver ricevuto al momento «alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane. Come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà». Si vedrà nelle prossime ore se le due navi - che per ora incrociano nel Canale di Sicilia - sfideranno il divieto entrando nelle acque italiane.
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