Fabrizio Corona in carcere per altri 9 mesi in più: «Annullato periodo di affidamento». Legali furiosi

Fabrizio Corona in carcere per altri 9 mesi in più: «Annullato periodo di affidamento». Legali furiosi
Fabrizio Corona in carcere per altri 9 mesi in più: «Annullato periodo di affidamento». Legali furiosi
Martedì 12 Novembre 2019, 13:24 - Ultimo agg. 14:12
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I nove mesi che Fabrizio Corona aveva scontato in affidamento, tra febbraio e novembre 2018, sono stati annullati e dovranno essere scontati nuovamente, stavolta in carcere: la decisione per l'ex re dei paparazzi, attualmente detenuto dallo scorso marzo, è stata presa dal Tribunale di Sorveglianza di Milano e ha fatto inviperire i legali di Corona. «Sono basito, senza parole - ha spiegato l'avvocato Ivano Chiesa, che lo assiste assieme al legale Antonella Calcaterra -. Impugneremo la decisione in palese contrasto», tra le altre cose, «con una sentenza di assoluzione» sul caso dei contanti nel controsoffitto.

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La decisione della Sorveglianza, secondo la difesa, «è in palese contrasto di giudicato con la sentenza di assoluzione e sulle misure di prevenzione, nonché in contrasto con una precedente valutazione dello stesso Tribunale di Sorveglianza». A fine aprile la Sorveglianza aveva deciso di revocare l'affidamento terapeutico per curarsi dalla dipendenza dalla cocaina concesso all'ex agente fotografico nel febbraio 2018 e poi sospeso a fine marzo scorso, col ritorno in carcere. Scontare la pena in carcere, infatti, avevano scritto i giudici, è al momento la «soluzione non solo necessitata, ma anche adeguata» al «livello di consapevolezza» di Corona, perché un altro programma di cure all'esterno sarebbe «inadeguato», date le sue continue violazioni delle regole.



I giudici avevano anche stabilito che l'ex 're dei paparazzi', non solo deve restare a San Vittore, ma anche scontare nuovamente gli ultimi quasi cinque mesi passati in affidamento, in sostanza annullati dai giudici. E avevano salvato, però, quel periodo tra febbraio e novembre 2018, ma l'Avvocato generale Nunzia Gatto, numero due della Procura generale milanese, ha chiesto la revoca anche di quei nove mesi per Corona. Con l'impugnazione della Procura generale la Cassazione ha annullato con rinvio la prima decisione della Sorveglianza e oggi è arrivato il nuovo provvedimento che accoglie la richiesta della Procura generale. In udienza nei giorni scorsi i legali di Corona avevano spiegato che non c'erano «i presupposti di fatto» per annullare quei nove mesi, anche perché nella nota vicenda dei contanti trovati nel controsoffitto era arrivata un'assoluzione nel merito, confermata anche in appello e poi diventata definitiva. 



La legge impone di assicurare «un capillare e continuativo controllo patrimoniale su soggetti ritenuti pericolosi», sottoposti a misure di prevenzione, per «verificare se le operazioni compiute siano correlate con attività illecite e ciò avviene mediante l'imposizione di un obbligo di comunicazione» sulle variazioni dei redditi. È questo il principio espresso da una sentenza della Cassazione, nei mesi scorsi, sul caso di Fabrizio Corona e sulla base del quale la Sorveglianza di Milano ha deciso che l'ex agente fotografico deve scontare di nuovo 9 mesi che aveva passato in affidamento e stavolta in carcere, dove è detenuto da marzo.

In sostanza, in quel periodo del 2018, secondo i giudici, Corona, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, non avrebbe comunicato, come prevedevano le norme, variazioni sul patrimonio e, in particolare, redditi incassati. Una tesi contrastata, però, dalla difesa anche spiegando che per la nota vicenda dei soldi nel controsoffitto l'ex 're dei paparazzì nel merito è stato assolto e condannato a 6 mesi solo per un diverso illecito fiscale.

La Cassazione, però, a maggio aveva stabilito che «i proventi derivanti dagli interventi televisivi e pubblici» costituiscono «reddito di impresa» e sono stati «fatturati» dalla società Athena, riconducibile a Corona.
E questa società «di cui sono proprietari e amministratori dei soggetti palesemente interposti a Corona, svolge attività imprenditoriale mediante la commercializzazione dell'immagine del condannato». Lui, perciò, «è solo formalmente schermato da tale società di capitali nello svolgimento dell'attività imprenditoriale vietata e, del resto, occulta sotto di essa i redditi che percepisce». Motivazioni della Cassazione richiamate nel provvedimento dei giudici milanesi depositato oggi.
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