«Per me non esiste più, non voglio più saperne di lei». È lo sfogo di Maria che ha definito sua figlia, Alessia Pifferi, «un mostro», per aver lasciato morire di stenti Diana, la nipotina di 18 mesi lasciata sola in casa, un bilocale di 50 metri quadrati in via Parea, a Ponte Lambro. «Vedevo la mia nipotina in videochiamata e non notavo nulla di strano. Se avessi saputo quello che succedeva, sarei corsa a Milano. Non ne avevo idea. Io vivo lontano, a Crotone. Non potevo immaginare una cosa simile», ha aggiunto Maria, arrivata a Milano appena ha saputo della tragedia.
L’ADDIO Oggi pomeriggio, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di San Giuliano Milanese, si svolgeranno i funerali della piccola, che proprio il 29 luglio era nata.
IL CARCERE Da San Vittore, dove Alessia Pifferi, 37 anni, si trova rinchiusa, accusata di omicidio volontario pluriaggravato, pare abbia chiesto di poter assistere ai funerali di sua figlia. Il permesso le è stato negato. «Non capisce il perché non le sia permesso», hanno riferito ancora i suoi difensori, Solange Marchignoli e Luca D’Auria. Dicono che «è spaesata e passiva, e non riesce a spiegare, né a spiegarsi quello che è successo».
PERITI E dai periti, i professori Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia forense e Neuroscienze cognitive all’Università di Padova, e Pietro Pietrini, ordinario di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica all’Università di Pisa, i suoi legali si aspettano una diagnosi di infermità mentale. Cui sembra credere poco il pm Francesco De Tommasi, dopo che la donna ha ammesso con il gip di aver vissuto la bimba come «un peso», «un ostacolo al suo futuro con il nuovo compagno» di Leffe, provincia di Bergamo, dove ha trascorso quella settimana tra il 14 e il 20 luglio.