Nada Cella aveva 25 anni e venne uccisa la mattina del 6 maggio del 1996 in un appartamento di via Marsala a Chiavari, in provincia di Genova, dove aveva lo studio il commercialista Marco Soracco che venne indagato e poi prosciolto. La giovane donna, che lì lavorava come segretaria, venne colpita alla testa con un oggetto pesante che non è stato mai ritrovato. Adesso, dopo 25 anni di piste sbagliate e false speranze, la Procura di Genova dovrebbe aver individuato il killer. Secondo gli investigatori coordinati dal magistrato Gabriella Dotto il responsabile del brutale omicidio è una donna all'epoca quasi coetanea della vittima: il suo nome è Annalucia Cecere. Indagati invece per false informazioni al pm sia Soracco, datore di lavoro di Nada, sia la madre di lui, Marisa Bacchioni.
L'alibi
La sospettata di oggi era già stata indagata appena 15 giorni dopo il delitto.
Il corso di ballo
Ma chi è questa donna che secondo gli inquirenti la mattina del 6 maggio 1996 si sarebbe introdotta in una palazzina del centro di Chiavari, in via Marsala 14, e avrebbe ucciso nel giro di pochi minuti Nada per poi dileguarsi, riuscendo a farla franca per 25 anni? Di origini meridionali, Annalucia Cecere avrebbe conosciuto Soracco, datore di lavoro della vittima, a un corso di ballo e durante alcune uscite in discoteca pochi mesi prima dell'omicidio. Durante la prima inchiesta, sui giornali si ipotizzò che tra i due ci fosse una relazione. Soracco, della cui vita privata si sa poco se non che è un fervente cattolico e che abita insieme all'anziana madre ex professoressa di filosofia, allora negò ogni rapporto. La Cecere pare abbia lasciato Chiavari poco dopo il delitto per poi stabilirsi in un paesino del nord Italia. Nel 2017 è stata assunta in una scuola per poi essere licenziata cinque mesi dopo con un provvedimento disciplinare. Ma perché avrebbe ucciso Nada? Le due sembra si conoscessero solo di vista. Ma la Cecere, presa da un'infatuazione per il commercialista, ha forse individuato nella segretaria un ostacolo. Proprio Soracco infatti, in una recente intervista ha parlato di una ragazza innamorata di lui a sua insaputa e che già una volta l'aveva cercato allo studio in sua assenza. Probabilmente il primo incontro tra Nada e la sospettata del suo omicidio. L'inchiesta, riaperta il 6 maggio del 2021 grazie alla tenacia della criminologa Antonella Pesce incaricata dalla famiglia di Nada insieme all'avvocata Sabrina Franzone, punta tutto su alcuni profili di dna femminili e maschili trovati sulla camicetta della ragazza e sulla sedia dell'ufficio ma anche su una impronta papillare. Reperti che saranno analizzati da speciali strumenti in dotazione alla polizia scientifica. A coordinare per la Procura le analisi sarà il professor Emiliano Giardina, dell'Università Tor Vergata di Roma, celebre per l'intuizione che portò alla scoperta di ignoto 1 nel caso Yara Gambirasio.