Napoli, bimbo suicida a 11 anni: chi è Jonathan Galindo, il folle gioco social che spinge ad uccidersi

Napoli, bimbo suicida a 11 anni: chi è Jonathan Galindo, il folle gioco social che spinge ad uccidersi
di Veronica Cursi
Mercoledì 30 Settembre 2020, 12:33 - Ultimo agg. 1 Ottobre, 17:08
3 Minuti di Lettura

«Vuoi giocare con me?». Una richiesta di amicizia su Instagram, Facebook o Tik Tok. La faccia di un uomo che sembra mascherato da Pippo, il cartone della Disney. Ma quello che "Jonathan Galindo" (questo il nome del profilo da cui arriva il contatto) propone di fare sui social è tutto fuorché un gioco. Una volta accettato il messaggio si entra in un incubo. Una gara fatta di piccoli step con difficoltà sempre più elevate e che potrebbe aver spinto il bambino di 11 anni di Napoli a lanciarsi nel vuoto perché così era stato deciso «dall’uomo col cappuccio».

E' questo ciò su cui si sta indagando dopo che sulle chat delle mamme di alcuni compagni del ragazzino sono circolati video e link del gioco che potrebbe aver portato il bimbo alla morte. La Procura dei minori ha aperto un fascicolo e le forze di polizia hanno sequestrato il cellulare del bambino e una consolle in grado di collegarsi ad internet e quindi di interagire con altri utenti sparsi nel mondo. 
Jonathan Galindo è un fenomeno molto conosciuto negli Usa, arrivato in Europa prima in Spagna e Germania e poi approdato in Italia. Il gioco è semplice: se accetti la richiesta di amicizia, solitamente fatta a giovanissimi, ti viene inviato, tramite messaggistica, un link che ti propone di entrare in un gioco nel quale vengono proposte delle sfide e prove di coraggio fino ad arrivare all’autolesionismo. Di profili in realtà, navigando in rete, ce ne sono moltissimi: differenziati magari da un punto o da un trattino tra le parole Jonathan e Galindo. La nuova challenge mira a sfruttare l’impatto mediatico che acquisì alcuni anni fa la Blue Whale che solo in Russia contò oltre cento vittime. E sul web, quest'estate, sono anche cominciati a spuntare video inquietanti di persone mascherate che si aggirano per le case di notte. 




Tra le prove - come raccontano alcuni ragazzini sui social -  c’è quella di incidere con una lama sulla pelle dell’addome le lettere iniziali del proprio nome ma anche il numero del diavolo 666. Il tutto nasce da una maschera creata da Samuel Catnipnik, un produttore di effetti speciali cinematografici, per scherzo. Il problema  è che qualcuno si è divertito a “rubare” la creazione di questo produttore inscenando un personaggio, Jonathan Galindo appunto, per creare challenge pericolose per i più giovani.


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA