Negozi, salta la chiusura domenicale: «E' una legge che divide gli italiani»

Negozi, salta la chiusura domenicale: «E' una legge che divide gli italiani»
di Emilio Pucci
Giovedì 13 Giugno 2019, 07:36 - Ultimo agg. 17:51
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Rischio palude per la legge gialloverde sulle chiusure domenicali. «È un tema troppo divisivo, non è all'ordine del giorno. Non se ne parla», dicono apertamente dai vertici della Lega. Tradotto: è un provvedimento destinato, a meno di ulteriori ripensamenti, ad un binario morto. Visto che anche nello stato maggiore del Movimento 5 stelle non c'è per ora alcuna intenzione di accelerare. Al momento è in corso nella Commissione Attività produttive il secondo ciclo di audizioni.

Negozi chiusi la domenica, gongola l'online

È iniziato subito dopo febbraio, quando la maggioranza ha presentato il testo che prevede la serrata delle saracinesche almeno per 26 domeniche (dei 12 festivi sono previste solo 4 deroghe su decisione delle regioni), lasciando aperti solo i negozi di vicinato e dei centri storici e gli esercizi legati alla vendita di auto e arredamenti. Ma il calendario in commissione da qui all'estate è già delineato. Prevede, tra l'altro, la discussione sulla legge delega sul turismo ma della proposta non c'è traccia. I relatori aspettano indicazioni ma lo stesso Salvini avrebbe chiesto in sostanza di rallentare l'iter. Di sicuro prima dell'estate non arriverà alcun via libera dell'Aula ed è convinzione comune tra i parlamentari che difficilmente la legge vedrà la luce. Anche perchè il calendario delle nuove regole dovrebbe partire per l'inizio del prossimo anno.

L'ALLARME
Ieri in un convegno alla Camera ad alzare la voce sono stati i centri commerciali. Con le chiusure domenicali perderebbero il 18% del fatturato. Lo stesso allarme era arrivato dalla grande distribuzione, dalla Conferenza Stato regioni e da diverse associazioni (l'istituto Cattaneo prevede una mazzata per il Pil italiano, con la possibilità di perdere 95mila posti di lavoro), mentre l'Anci ha valutato positivamente la possibilità di rivitalizzare le attività dei centri storici. Il partito di via Bellerio ha commissionato in via riservata anche un sondaggio: più del 50% degli italiani è contrario al ddl.
E allora l'exit strategy prevede una stretta sul rispetto del contratto di lavoro, per evitare per esempio che i dipendenti degli esercizi commerciali siano obbligati a lavorare per un numero eccessivo di domeniche l'anno. Sul tavolo anche la possibilità di intervenire sul salario, visto che il lavoro domenicale con i nuovi contratti viene pagato pochissimo. Ma al di la' di chi e' favorevole o no alla chiusura dei negozi, tutte le sigle sindacali e le associazioni del comparto hanno chiesto, anche per via informale, chiarezza d'intenti. Da ultimo proprio i rappresentanti del Consiglio nazionale dei centri commerciali che arrivando alla Camera hanno lanciato una sorta di sfida a M5S e Lega.

FINALITÀ
«Sono d'accordo sulla necessità di indicare una strada per una prospettiva legata anche agli investimenti e alla programmazione delle aziende e delle attività produttive. Il discorso vale per tutti, anche per la piccola bottega», osserva il pentastellato De Toma. «Quello della regolamentazione delle aperture domenicali nel commercio al dettaglio è una questione che ne sottintende un'altra ancor più importante: la libertà delle imprese di competere e crescere ma senza mai ledere dignità e diritti dei lavoratori e delle lavoratrici», rimarca il leghista Dara.
Di Maio nelle scorse settimane aveva inserito la legge sulle chiusure domenicali come una delle priorità da portare a casa prima della fine del 2019. Ma il voto sulle Europee ha cambiato l'agenda parlamentare. Con il partito di via Bellerio che punta su ben altro, a partire dal dl crescita allo sblocca cantieri e alla flat tax. In realtà i dubbi di Salvini, riferiscono fonti parlamentari del Carroccio, sono emersi ben prima delle Europee. In ogni caso rimarcano le stesse fonti si cercherà ogni strada per salvaguardare i lavoratori e la tutela degli esercizi dei centri storici. Ma chi nel Movimento insiste affinché venga cancellato l'articolo 31 del cosiddetto Salva Italia varato dal governo Monti - che aveva introdotto su questo fronte la massima autonomia da parte degli esercizi - ricorda come nazioni come la Francia, la Germania e la Spagna prevedono già delle chiusure domenicali. Il discorso non è solo economico, certo, ma da più parti in primis dagli imprenditori sono giunte voci critiche in questi mesi sulla legge. La maggioranza è di fronte ad un bivio anche su questo tema. «Lo stallo la tesi di un big' M5s non serve a nessuno». Al momento il ddl viaggia lentamente ma lo stop il timore di chi ha fatto una battaglia in queste direzione è dietro l'angolo.
 

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