«Non è lui», lo difende il sindacato della polizia penitenziaria. Lui è Stefano Pressello, Assistente Capo della polizia penitenziaria e campione del mondo di judo master. È un poliziotto che sta ricevendo minacce e intimidazioni perché sarebbe stato identificato come l'agente responsabile dei pestaggi avvenuti durante la manifestazione No Green pass del 9 ottobre a Roma. Cosa è successo? Su alcuni social era stata postata la sua foto ed è stato indicato a torto, come l'autore dei pestaggi. E ora lui e la sua famiglia stanno ricevendo intimidazioni e minacce. A denunciare quanto sta accadendo, per un «clamoroso errore di persona», a Stefano Pressello, è il sindacato Sappe, che chiede ai vertici dell'amministrazione delle carceri di assumere le iniziative necessarie.
Questa la nota del segretario del Sappe Donato Capece: «Si sta determinando una pericolosa situazione di incolumità personale per un nostro appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria.
«Non è Stefano Pressello quella persona - sottolinea ancora una volta il sindacalista - ma, nonostante ciò, il collega ha ricevuto e sta ricevendo intimidazioni e minacce dirette a lui ed alla sua famiglia, ed è pertanto assolutamente strumentale l'uso della copertina della Rivista 'Polizia Penitenziaria - Società, Giustizia e Sicurezzà che lo ritrae in un video artatamente realizzato» prosegue. «Al di là delle eventuali iniziative che il collega Pressello vorrà adottare, auspicando altresì che anche il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria assuma ogni utile e necessaria azione, la direzione della Rivista 'Polizia Penitenziaria - Società, Giustizia e Sicurezzà si riserva di porre in essere ogni utile e necessaria iniziativa circa l'uso strumentale delle immagini, estrapolate dal loro contesto».