Delitto dell'Olgiata, il figlio della contessa: «Assassino in libertà? Oltraggiata la battaglia di mio padre»

Delitto dell'Olgiata, il figlio della contessa: «Assassino in libertà? Defraudata la battaglia della vita di mio padre»
Delitto dell'Olgiata, il figlio della contessa: «Assassino in libertà? Defraudata la battaglia della vita di mio padre»
di Giuseppe Scarpa
Venerdì 8 Ottobre 2021, 12:13 - Ultimo agg. 9 Ottobre, 07:17
3 Minuti di Lettura

«Complimenti Winston, l'hai sfangata. Da lunedì sei un uomo libero. Solo dieci anni di carcere per aver ucciso mia madre». Manfredi Mattei Filo dellaTorre, 39anni, il figlio della contessa Alberica è amareggiato. Con la scarcerazione di Manuel Winston Reyes si riapre una ferita che, forse, non si è mai rimarginata. L’epilogo di una storia che ha segnato la vita di una famiglia, travolgendola, e anche la cronaca nazionale, è giunta al termine. Reyes lunedì 11 ottobre uscirà dal carcere. È il maggiordomo filippino che uccise la contessa Alberica Filo della Torre, nella villa all’Olgiata, zona residenziale a nord di Roma, il 10 luglio 1991. «Ormai i protagonisti di questa terribile storia - spiega Manfredi - non ci sono più, mia madre ovviamente e Pietro Mattei, mio padre. Resta solo lui», l’assassino. Manfredi è stato, come dice lui, “un osservatore”, della vicenda.«L’ho subita, avevo solo nove anni, la nostra famiglia è stata distrutta 30 anni fa».

Olgiata, killer libero dopo 10 anni. «È l'ultima ferita». Winston lunedì esce dal carcere

Cosa direbbe all’assassino di sua madre se lo dovesse incontrare per strada?
«Gli direi bravo, complimenti l’hai sfangata.

Sei stato un fenomeno. Dieci anni di carcere per aver ucciso una donna».

È amareggiato?
«Questa storia ha distrutto più vite assieme. E aggiungo che se non ci fosse stato mio padre a combattere con tenacia, l’omicida sarebbe ancora in giro. Una famiglia normale non so come avrebbe potuto affrontare una situazione del genere. Questa lotta di giustizia portata avanti da mio padre è stata oltraggiata in questo modo indegno». 

Non è soddisfatto di come hanno lavorato inquirenti e investigatori? 
«No, assolutamente. Salverei solo il pm  Loy. Per il resto la condotta della procura di Roma è stato indecente». 

Perché? 
«È stato indecente perché avevano tutte le prove sotto gli occhi e hanno seguito i percorsi più bizzarri. Tanto che sono passati 20 anni dall'omicidio prima che venisse trovato il vero responsabile». 

All'inizio sembrava che suo padre fosse coinvolto. Una tesi che si è rivelata priva di ogni fondamento
«Era facile coinvolgere mio padre. Quelli erano gli anni di tangentopoli faceva clamore seguire le tesi più folli e suggestive con l'obiettivo, per gli inquirenti, di avere qualche tipo di ritorno di immagine e di carriera».

© RIPRODUZIONE RISERVATA