Fondazione Open, Renzi: «Massacro mediatico, stessi pm che arrestarono i miei». Perquisito e indagato Marco Carrai

Fondazione Open, Renzi: «Massacro mediatico, stessi pm che arrestarono i miei». Perquisito e indagato Marco Carrai
Fondazione Open, Renzi: «Massacro mediatico, stessi pm che arrestarono i miei». Perquisito e indagato Marco Carrai
Martedì 26 Novembre 2019, 10:33 - Ultimo agg. 1 Marzo, 11:57
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S'allarga ai finanziatori l'inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open, istituita per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi, tra cui la Leopolda, e finita ora in un'indagine molto ampia. Oltre 30 le perquisizioni eseguite dalla Gdf in tutta Italia e ordinate dai pm che, accanto ai reati di riciclaggio e traffico di influenze illecite, ora ipotizzano quello di finanziamento illecito ai partiti. Su questa scia, Luigi Di Maio ha attaccato subito. «C'è un problema serio su fondi e finanziamenti ai partiti: serve subito una commissione d'inchiesta, lo chiederemo nel contratto di governo che faremo partire a gennaio», ha detto prendendo l'inchiesta come un assist per ricompattare il Governo in funzione anti-Renzi . Il quale, in serata, ha commentato duro: «È un massacro mediatico, i fondi sono regolari. Chi ha finanziato la Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni», «se poi altri partiti utilizzano questa vicenda per chiedere commissioni di inchiesta sui partiti e sulle fondazioni io dico che ci sto».

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«Anzi, rilancio - ha detto Renzi -: dovremmo allargare la commissione d'inchiesta alle società collegate a movimenti politici che ricevono collaborazioni e consulenze da società pubbliche. Italiane, certo. Ma non solo italiane». I pm, ha continuato Renzi, «sono gli stessi che hanno firmato l'arresto dei miei genitori, Creazzo e Turco (procuratore capo e procuratore aggiunto di Firenze, ndr), provvedimento annullato pochi giorni dopo dal riesame». Quindi il senatore, con amarezza, ha invitato le aziende a «non finanziare Italia Viva» per non passare «guai di immagine» e a usare il crowfunding.
 




Matteo Renzi«Massacro mediatico. Fondi regolari». «Chi ha finanziato in questi anni la Fondazione Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni. Cosa facesse la Fondazione è noto, avendo - tra le altre cose - organizzato diverse edizioni della Leopolda». Così su Facebook Matteo Renzi, che parla di «massacro mediatico» dal blitz della Gdf. «Aspetteremo con un sorriso la fine delle indagini, i processi, le sentenze, gli appelli. Noi ci fidiamo della giustizia: ci possiamo permettere di aspettare perché conosciamo la verità. Io credo nella giustizia, so che la giustizia arriva, prima o poi».



«La decisione» delle perquisizioni di oggi legati all'inchiesta sulla Fondazione Open «è stata presa dai pubblici ministeri di Firenze, Creazzo e Turco, titolari anche di altre inchieste: sono loro, ad esempio, ad aver firmato l'arresto per i miei genitori, provvedimento - giova ricordarlo - che è stato annullato dopo qualche giorno dai magistrati del Tribunale del Riesame. Ma il danno mediatico, e psicologico, ormai era già stato fatto». Lo scrive Matteo Renzi su Facebook.

Le perquisizioni della Finanza. Per gli inquirenti fiorentini 
Open avrebbe funzionato come articolazione di partito venendo impiegata, dunque, come strumento di finanziamento illecito. Le perquisizioni sono state fatte a Milano, Firenze, Pistoia, Torino, Alessandria, Parma, Modena, La Spezia, Roma, Napoli e Bari. I finanzieri hanno cercato documenti - ma anche bancomat, carte di credito e rimborsi spese che secondo fonti investigative sarebbero stati messi a disposizione di alcuni parlamentari - in case e uffici. Sotto la lente ancora l'avvocato Alberto Bianchi, già perquisito a settembre, e i rapporti tra Open e i suoi finanziatori.

L'ex presidente di 
Open è accusato dei reati di finanziamento illecito e traffico di influenze illecite. Altri indagati sono alcuni imprenditori titolari di società con sede a Firenze, Chieti e Roma, ai quali sarebbero contestate a vario titolo anche le accuse di autoriciclaggio, riciclaggio, appropriazione indebita aggravata e false comunicazioni sociali. Altri imprenditori, che non sarebbero indagati, sono stati perquisiti perché legati da rapporti finanziari con un consigliere della fondazione Open.
Di 
Open, procura e GdF di Firenze stanno valutando operazioni relative alle primarie 2012 e al 'Comitato per Matteo Renzi segretariò. L'attenzione si sarebbe centrata pure su alcune ricevute di versamento da parlamentari.

Gli investigatori avrebbero individuato legami, ipotizzati come anomali, tra le prestazioni professionali, rese da Bianchi e collaboratori del suo studio, e i finanziamenti avuti dalla Open. Il primo passaggio di denaro indagato è quello che coinvolge il gruppo di costruzioni Toto. Nell'agosto del 2016 Bianchi, a fronte di una fattura emessa per prestazioni professionali, ricevette dal gruppo Toto un pagamento di oltre 800mila euro, denaro che per l'accusa sarebbe stato in parte usato per finanziare Open, sui cui conti Bianchi versò 200mila euro il mese successivo. Altri 200.000 li versò al Comitato per il sì al referendum sulla Costituzione. Nello stesso anno lo studio Bianchi aveva ricevuto dal gruppo Toto circa 2 milioni per prestazioni professionali. Al vaglio i rapporti tra la fondazione e l'imprenditore Patrizio Donnini, che a sua volta, sempre nel 2016, avrebbe ricevuto dal gruppo Toto oltre 4 milioni di euro in parte con operazioni di compravendita di quote societarie effettuate dalla società immobiliare Immobil Green.

Perquisito e indagato 
Marco Carrai. Perquisito e indagato nell'inchiesta sulla fondazione Open l'imprenditore Marco Carrai, amico personale di Matteo Renzi e già membro del Cda della stessa Open. È quanto si apprende da fonti vicine all'inchiesta . La Guardia di finanza ha perquisito l'ufficio di Carrai a cui è stato notificato anche avviso di garanzia. Secondo quanto emerge , l'imprenditore sarebbe stato riferimento dentro la fondazione di parte dei finanziatori su cui si è diretta l'attenzione della procura di Firenze negli ultimi sviluppi dell'inchiesta e che sono stati perquisiti oggi.

«Ho fiducia che la magistratura chiarirà presto la mia posizione. So di non aver commesso reati e di aver sempre svolto i miei compiti rispettando la legge». Lo ha dichiararlo 
Marco Carrai imprenditore ed ex componente cda Open.

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