Pamela Mastropietro, chiesto l'ergastolo per Oseghale: «Uccisa perché voleva fuggire»

Pamela Mastropietro
Pamela Mastropietro
Mercoledì 8 Maggio 2019, 11:44 - Ultimo agg. 20:30
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Condanna all'ergastolo, senza attenuanti, per Innocent Oseghale, 30enne pusher nigeriano imputato per l'omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi a Macerata il 30 gennaio 2018. La richiesta del massimo di pena è arrivata alla Corte d'Assise dal procuratore Giovanni Giorgio che ha definito Oseghale un «acrobata della menzogna», elencando una serie di sue presunte bugie: dalle versioni sull'accaduto nella mansarda di via spalato 124, alla negazione di omicidio e stupro, alle accuse alle guardie penitenziarie di averlo picchiato.

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Quest'ultima presunta calunnia è stata segnalata alla Procura di Ancona. Oltre all'ergastolo, il magistrato ha sollecitato un aggravamento di pena di nove anni e tre mesi per gli abusi sessuali commessi sulla giovane, approfittando del fatto che fosse stordita dall'eroina; ma anche per lo scempio del cadavere, fatto a pezzi come avvenuto in soli altri 16 casi nel mondo negli ultimi 50 anni, secondo le risultanze medico legali.



Un' azione, per la Procura, con il quale l'imputato voleva impedire di ricostruire i due fendenti mortali all'altezza del fegato. Pamela non morì d'overdose, hanno ribadito Giorgio e il pm Stefania Ciccioli, come dimostrano gli esami istologici. Sulla dinamica del delitto, il procuratore ha richiamato le dichiarazioni dell'ex compagno di cella di Oseghale, Vincenzo Marino, ritenuto credibile nel racconto di confidenze ricevute dal nigeriano: la 18enne avrebbe minacciato di denunciare Oseghale dopo il rapporto sessuale e il 30enne l'avrebbe accoltellata per impedirle di andarsene dalla casa.
 


Sotto le unghie di Pamela venne trovato Dna del pusher nigeriano, forse dovuto a un graffio nella colluttazione. Durante una telefonata con Oseghale, è stato ricordato durante la ricostruzione accusatoria, Lucky Awelima, uno dei due nigeriani inizialmente indagati e poi scagionati dal delitto, ha raccontato di aver sentito il pianto e i lamenti di una ragazza.

Spazio anche alle parti civili tra cui la famiglia di Pamela, la madre Alessandra Verni e il padre Stefano Mastropietro presenti in aula. Il loro legale, avv. Marco Valeri Verni, zio della vittima, ha chiesto un risarcimento da un milione di euro, associandosi all'istanza dell'accusa per il massimo della pena. La vostra decisione, ha detto il legale ai giudici, «non sarà emessa solo in nome del popolo italiano ma anche della civiltà contro la barbarie». Prossime udienze il 15 e 29 maggio quando probabilmente arriverà la sentenza.

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