«Niente Presepe se si plaude al decreto Sicurezza, no all'ipocrisia», l'invito di don Luca Favarin

Don Luca Favrin
Don Luca Favrin
Lunedì 3 Dicembre 2018, 16:31 - Ultimo agg. 17:22
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Per non cadere nell'ipocrisia meglio non allestire il Presepe se al tempo stesso si plaude al decreto sicurezza: è l'invito lanciato attraverso la propria pagina di Facebook da don Luca Favarin, prete di strada di Padova che, tolta la tonaca, si è dedicato ad aiutare gli ultimi. «Quest'anno non fare il presepio credo sia il più evangelico dei segni. Non farlo per rispetto del Vangelo e dei suoi valori, non farlo per rispetto dei poveri» annota il sacerdote il quale osserva che «non si possono usare i simboli cristiani per fare battaglie ideologiche. Così si corre solo il rischio di essere ipocriti». E ancora, come riferiscono i quotidiani locali, «ci vuole una coerenza umana e psicologica. Applaudire il decreto sicurezza di Salvini e mettere il presepio è schizofrenia pura».

«Credo che un Natale senza presepio sia più coerente con questa pagina volgare e infame della storia del nostro Paese» è il pensiero di don Favarin secondo il quale «va in scena il teatrino del Natale e poi si lascia morire la gente per strada». L'intervento del sacerdote che coordina nel padovano nove comunità, aiutando 140 ragazzo africani, segue altre polemiche sul tema del presepe derivate dalle decisioni prese, nei giorni scorsi, in alcune scuole venete. A partire da quella della direzione della scuola didattica veneziana di Favaro Veneto di evitare di fare il presepe per rispetto alla multiculturalità. A quella di cancellare, suggerita da alcune maestre di una scuola primaria veneziana di Campagna Lupia, la parola Gesù dalla canzone di Natale per non offendere le altre religioni. Progetto subito abbandonato dopo che una bambina di 10 anni ha fatto una petizione tra i suoi compagni di classe, ottenendo una maggioranza netta che ha bocciato l'indicazione del corpo degli insegnanti.


«Crocifisso e presepe sono simboli dei nostri valori, della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra identità. Non vedo che fastidio diano a scuola. Chi pensa che l'inclusione si faccia nascondendoli, è fuori strada». Lo dice il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti. «L'alternanza c'è ed è un istituto fondamentale per la crescita dei nostri giovani», aggiunge il ministro sull'alternanza scuola-lavoro, «la riduzione delle ore obbligatorie non è stata decisa per fare risparmi ma per renderle più efficaci e aderenti al percorso di studio.
Diciamo che abbiamo fatto una messa a punto».



 
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