Caso Palamara, Anm chiede dimissioni dei consiglieri Csm coinvolti

Caso Palamara, Anm chiede dimissioni dei consiglieri Csm coinvolti
Mercoledì 5 Giugno 2019, 14:53 - Ultimo agg. 20:47
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Dimissioni immediate per i 4 consiglieri del Csm che si sono autosospesi; e deferimento ai probiviri per tutti loro, l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara e il deputato del Pd Cosimo Ferri, che non ha mai lasciato la toga. Di fronte alla crisi di credibilità più grave che investe i giudici e il loro organo di autogoverno, l'Associazione nazionale magistrati decide per la linea dura. 

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Una scelta che evita la crisi della giunta e che soprattutto è imposta dalla pressione della base, sconcertata e indignata dal quadro che sta emergendo sull'onda dell'inchiesta di Perugia che vede indagato Palamara per corruzione e altri due magistrati, l'ex consigliere del Csm Luigi Spina e il pm di Roma Stefano Rocco Fava, per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento: cioè la vicenda di quegli incontri notturni tra Palamara, Ferri, Luca Lotti (indagato proprio dalla procura della Capitale nell'inchiesta Consip) e i consiglieri del Csm sulla nomina dei procuratori di Roma e Perugia, avvenuti in hotel o durante cene.

Il documento proposto da Unicost e Area e approvato all'unanimità, dopo riunioni a porte chiuse per vincere alcune resistenze soprattutto in Magistratura Indipendente - il gruppo a cui appartengono tre dei quattro consiglieri auto-sospesi e il presidente dell'Anm Pasquale Grasso - non usa giri di parole. Parla di «gravissime violazioni di natura etica e deontologica», di condotte che rappresentano una «inammissibile interferenza nel corretto funzionamento» del Csm e che «non possono in alcun modo essere giustificate» per «l'incalcolabile danno» prodotto all'istituzione e ai singoli magistrati. E chiede ai consiglieri del Csm direttamente coinvolti di lasciare un incarico di cui «non appaiono degni».

La stessa richiesta arrivata poco prima dal presidente Grasso, il cui intervento viene accolto da un lungo applauso. I diretti interessati però reagiscono a muso duro. I tre consiglieri di Magistratura Indipendente Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli definiscono «priva di fondamento» la richiesta dell'Anm e «sommaria» la procedura seguita (Cartoni), mentre denunciano la «vergognosa campagna di stampa» in atto nei loro confronti, rivendicando la correttezza del proprio operato e spiegando che nessuno di loro sapeva della presenza di Lotti. Di incontro casuale con l'esponente Pd parla anche il togato di Unicost Gianluigi Morlini, che assicura di non aver subito alcun condizionamento nelle sue decisioni.

 


​Si difende anche Lotti, cxhe parla di «acciuse infondate e infamanti»: «Pare che incontrarmi sia diventato il peggiore dei reati», aggiunge. Un braccio di ferro dagli esiti incerti che il capo dello Stato segue a distanza: resta la forte preoccupazione di Mattarella per una vicenda che ha gettato discredito sul Csm; un Consiglio che può ancora riscattarsi con i fatti, facendo leva sui suoi anticorpi,come ha detto ieri Ermini nel suo intervento concordato con il Quirinale. La bufera sulle toghe finisce anche al centro del dibattito tra i partiti. «Cercare la contiguità con la politica significa svilire ruolo del magistrato», avverte il premier Giuseppe Conte. «Spero che la vicenda si risolva per il meglio, perché abbiamo bisogno di una magistratura forte», dice Matteo Salvini. Il leader del Pd Nicola Zingaretti chiede di fare «massima chiarezza», mentre i Cinque Stelle parlano di «scandalo renziano».​

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