Pugile morto a Ponza, per gli inquirenti perse la vita in una lite: poi il corpo venne nascosto. Tanti punti oscuri

Pugile morto a Ponza, per gli inquirenti perse la vita in una lite: poi il corpo venne nascosto. Tanti punti oscuri
​Pugile morto a Ponza, per gli inquirenti perse la vita in una lite: poi il corpo venne nascosto. Tanti punti oscuri
di Rita Cammarone
Mercoledì 2 Dicembre 2020, 22:46
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Gimmy è stato spinto o è caduto dal terrazzo dell’appartamento che condivideva con gli amici a Ponza, è morto e il suo cadavere è stato occultato nell’intercapedine ai margini della vigna. È l’inquietante sequenza ipotizzata negli ambienti investigativi, al lavoro per cercare di risolvere il giallo di Ponza, e di come abbia veramente perso la vita il 9 agosto scorso, Gianmarco “Gimmy” Pozzi, pugile romano di 28 anni.


Torna così in primo piano il terrazzo, del quale si è parlato sin dal primo momento, da quando cioè si è diffusa la notizia di un giovane deceduto mentre cercava di andare al mare, saltando da una parte all’altra, per accorciare le distanze.

Una circostanza, poi smentita dal ritrovamento del corpo all’interno di una intercapedine, dopo essere precipitato dal muro di contenimento di una villetta distante circa 400 metri dall’alloggio dove stavano i ragazzi. Un percorso per andare al mare, quello, che certamente Gimmy non avrebbe seguito, visto quanto fosse impervio il tratto da attraversare.


«Come sia morto il ragazzo con esattezza non è ancora dato sapere - commenta il legale della famiglia Pozzi, l’avvocato Fabrizio Gallo - Ma le prime ipotesi trapelate dalla procura di Cassino possono trovarci d’accordo, visto che siamo sempre stati dell’idea che Gianmarco non sia morto nello stesso luogo in cui è stato ritrovato il corpo, quando era ormai rigido. Noi abbiamo chiesto che l’alloggio dei ragazzi e le relative pertinenze vengano sottoposti al luminol», ovvero alla ricerca di possibile tracce di sangue.


La famiglia Pozzi, che dopo la morte di Gimmy ha raggiunto l’isola, ha raccolto testimonianze in base alle quali nelle prime ore di quella tragica domenica, nell’abitazione in uso al pugile e ad altri tre giovani, c’era stata una lite. «Una lite furibonda, per futili motivi – continua l’avvocato Gallo - dal serbatoio arrivava poca acqua e i ragazzi hanno discusso per problemi di doccia. È stato chiamato anche un idraulico. Gimmy è sicuramente morto dopo questa lite. Si tratta di capire dove. Sappiamo che il medico legale ha accertato che le ferite riportate sono compatibili con un’altezza di sette metri. Il terrazzo è proprio a quell’altezza; il muretto dell’intercapedine invece è alto 2,70 metri. Dunque, Gimmy potrebbe essere caduto o essere stato spinto. Un’ipotesi, certo. Per questo abbiamo chiesto accertamenti specifici».
Cosa sia esattamente successo in quella casa dopo una nottata in discoteca, dove la vittima faceva il buttafuori, e un’alba con gli amici, è ancora da definire. In base alle prime deposizioni risulterebbe che Gianmarco appena arrivato nell’alloggio si sarebbe barricato al suo interno per poi fuggire dal retro in preda a una crisi paranoica dovuta all’assunzione di cocaina. Un’alterazione che lo avrebbe portato a fare cose senza senso, come addentrarsi a piedi nudi tra i rovi del campo coltivato a vite. Il tonfo che è seguito alla caduta è stato avvertito intorno alle 11, quando è stata chiamata l’ambulanza. Ma i soccorritori sono arrivati sei minuti dopo, trovando il cadavere e un’unica traccia di sangue sul muretto vicino, quando invece il corpo aveva ferite diffuse.

«Gimmy lì dentro ci è finito da morto», è la convinzione della famiglia Pozzi e dei suoi consulenti, tra cui la criminologa Roberta Bruzzone, che ha ritenuto improbabile la via di fuga indicata dai coinquilini di Gianmarco.

Nei prossimi giorni è atteso il deposito della perizia medico legale da parte della dottoressa Daniela Lucidi incaricata dalla Procura della Repubblica di Cassino. La famiglia Pozzi confida anche nelle analisi per la ricerca del Dna che sono state richieste per suo conto dall’avvocato Luca Chessa (che non collabora con l’avvocato Fabrizio Gallo come erroneamente scritto ieri ma segue autonomamente il versante civilistico della vicenda per conto della mamma e delle due sorelle del giovane pugile) sugli oggetti repertati in fase di esame esterno sulla salma di Gianmarco: si tratta di uno stuzzicadenti, quattro mozziconi di sigaretta, uno scontrino e pezzi di carta assorbente.
 

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