Discoteche, la pista da ballo resta chiusa. E i locali si reinventano con aperitivi e memorabilia

Discoteche, la pista da ballo resta chiusa. E i locali si reinventano con aperitivi e memorabilia
Discoteche, la pista da ballo resta chiusa. E i locali si reinventano con aperitivi e memorabilia
di Francesco Bisozzi
Mercoledì 19 Maggio 2021, 07:59
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Ha subìto un milione di euro di perdite in 15 mesi di Covid, incassato appena 28 mila euro di ristori, giusto sufficienti a coprire un terzo della spesa annuale per l'affitto, venduto una casa di proprietà per non dichiarare bancarotta e se questa estate non potrà riaprire allora dovrà gettare la spugna. È la storia di Maurizio Pasca, proprietario del Quattro Colonne di Gallipoli e presidente della Silb-Fipe di Confcommercio, che rappresenta il settore delle discoteche e dell'intrattenimento serale in generale.
Il suo sfogo: «Nella mia situazione ci sono molti altri imprenditori del divertimento notturno. Siamo favorevoli all'ipotesi di un green pass per le discoteche, però abbiamo bisogno che il governo ci indichi ora una data certa per la riapertura. Dei 2800 locali travolti dall'emergenza, il 30 per cento non riaprirà comunque perché ha già fallito e il 40 per cento è a un passo dallo sprofondare». Parliamo di un settore che prima del virus registrava un giro d'affari annuo di 800 milioni di euro e due miliardi di fatturato, con centomila occupati complessivi. «Figure atipiche, a chiamata, che non hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo nel corso dell'emergenza e che ora sono alla canna del gas», prosegue Maurizio Pasca.

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Barman e deejay - Tra le categorie colpite: barman, buttafuori, addetti ai guardaroba, alle pubbliche relazioni, deejay. In Emilia-Romagna, per esempio, ci sono 259 locali notturni (discoteche, sale da ballo, night club e simili) di cui più di 150 rischiano il fallimento secondo i calcoli dell'associazione di Confcommercio. Nel Lazio i locali notturni sono 257, 410 in Lombardia, 158 in Campania, meno di cento in Sardegna e 69 in Puglia. La maggior parte è in affitto e la spesa può arrivare a superare nelle discoteche maggiori e in città come Milano la soglia dei 300 mila euro annui. Appena il 20 per cento delle discoteche è dotata di spazi all'esterno, dunque quelle che in questa fase hanno potuto reinventarsi puntando su servizi dedicati al benessere e aperitivi con musica di sottofondo sono una minoranza. La Capannina a Forte dei Marmi per esempio ha deciso di smarcarsi dall'intrattenimento formato discoteca e scommette in questa fase proprio sugli aperitivi.
Senza dehor il Cocoricò, iconica discoteca di Riccione, ma anche qui si respira aria di cambiamento: in fase di ristrutturazione, la struttura ospiterà in futuro il museo Discocratico, primo museo in un club in Italia. «La chiusura delle discoteche è un autogol anche sotto il profilo della ripresa del turismo, a cui il governo tiene molto, perché chi in questo momento progetta una vacanza all'insegna del divertimento guarda all'estero per prenotare.

L'atteggiamento della cabina di regia è incomprensibile ai nostri occhi, oltre che inaccettabile. Chiediamo al Cts di valutare attentamente il nostro protocollo sanitario per la riapertura delle discoteche in modalità covid-free», aggiunge il presidente di Silb-Fipe.


La ripartenza delle discoteche passa anche dal livello di vaccinazione della popolazione più giovane. «Offriamo la nostra disponibilità a organizzare open day per le somministrazioni anche nelle discoteche in vista di eventi estivi, affinché nella campagna vaccinale possano essere raggiunti sempre più ragazzi», spiega Pasca. Allo stremo Paolo Aronica proprietario del Banacher di Aci Castello, nel catanese, noto per aver ospitato un tempo star come Milva, Fred Bongusto e Franco Califano, che richiama l'attenzione sul fenomeno delle feste abusive: «Se non ci faranno riaprire le persone andranno a ballare nei lidi balneari, sulle spiagge, sull'Etna, in modo abusivo, con un elevato rischio di assembramenti». Alberto Baldaccini, socio dell'Hollywood di Milano si augura che gli esperimenti a Milano e Gallipoli con le discoteche Covid-free sblocchino la situazione: «Credo che ormai sia diffusa la convinzione che non siano le discoteche a far impennare i contagi, ma la vita ordinaria della gente. Ormai è superato il concetto di untore per la discoteca. Noi siamo pronti a riaccendere la musica, ma i gestori hanno bisogno di un mese di tempo per riprendere in mano gli spazi e riorganizzarli. Bisogna rimettere in moto una macchina che è ferma da un anno e mezzo».

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