Il caso di una donna di 68 anni morta a Roma sembra avere davvero dell'incredibile: tornata da una vacanza in Etiopia nel settembre 2019, la donna ha avuto febbre alta e sintomi gravi, ma al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Eugenio i medici non si sono accorti delle cause di quei sintomi. In tempi di Covid, a ucciderla è stata la malattia più antica del mondo: la malaria.
L'errore dei sanitari, scrive oggi Francesca De Martino sul quotidiano Il Messaggero, le è stato fatale: ieri i tre medici sono stati rinviati a giudizio dal gip su richiesta del pm Pietro Pollidori. L'accusa nei loro confronti è di omicidio colposo dovuto a responsabilità medica, poiché «omettevano di diagnosticare l’infezione malarica e di adottare i relativi provvedimenti terapeutici urgenti e necessari».
Ai medici la 68enne aveva detto di essere appunto stata in Africa, ma l'esito del test sul suo campione di sangue - inviato allo Spallanzani per le analisi - è arrivato troppo tardi: il 9 settembre è deceduta, secondo la Procura «per coagulazione intravascolare disseminata complicata da insufficienza multi-organica conseguente a infezione malarica». Secondo l'accusa, conclude Il Messaggero, i medici dovevano «disporre immediato trasferimento verso una struttura ospedaliera idonea per la cura di malattie infettive»: ma non avendo capito fosse malaria, non hanno nemmeno capito la terapia giusta per combatterla.