Serena Mollicone, i presunti assassini per la prima volta in tribunale. Dall'omicidio sono passati 21 anni

Sono comparsi davanti al pubblico ministero l'ex maresciallo della stazione dei carabinieri di Arce Franco Mottola insieme alla moglie Anna Maria e al figlio Marco

Serena Mollicone, per la prima volta in tribunale i presunti assassini: le dichiarazioni
Serena Mollicone, per la prima volta in tribunale i presunti assassini: le dichiarazioni
Mercoledì 11 Maggio 2022, 15:07
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Sono trascorsi 21 anni dall'omicidio di Arce e solo oggi per la prima volta i presunti assassini di Serena Mollicone si sono presentati in un'aula di tribunale. Sono comparsi davanti al pubblico ministero l'ex maresciallo della stazione dei carabinieri di Arce Franco Mottola insieme alla moglie Anna Maria e al figlio Marco. Il processo è stato lungo e il papà di Serena è morto prima di arrivarci dopo una lotta durata vent'anni.

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Il primo a parlare davanti ai giudici della Corte d'Assise di Cassino è stato il figlio, il 39enne Marco Mottola: «Conoscevo Serena Mollicone dalle medie, abbiamo frequentato la stessa scuola e ci siamo incontrati fino ai sedici anni. Poi ci siamo visti qualche volta in comitiva, ma non l'ho mai incontrata in caserma.

Andavo a ripetizioni di francese dal padre. Non abbiamo mai avuto una relazione, nessun flirt. In alcuni casi, sempre in gruppo, è venuta nella vecchia caserma di Arce, ma in quella nuova non è mai venuta a trovarmi da sola, ci si vedeva con gli amici anche per fumare qualche spinello».

«Lei - continua - era una ragazza riservata, ma non sono mai stato a casa sua tranne che per studiare francese con il padre. Non ho ucciso Serena Mollicone, né nessuno dalle mia famiglia. Non ho mai litigato con lei che conoscevo dai tempi delle scuole medie». In passato i tre hanno fornito versioni contrastanti e secondo le indagini, Serena è stata aggredita in caserma, dove ha sbattuto violentemente contro la porta e poi è caduta a terra, priva di sensi. Credendola morta, i Mottola l'avrebbero legata e trasportata in un bosco nelle vicinanze di Arce. Il decesso sarebbe poi sopraggiunto per asfissia a causa del nastro adesivo. La sentenza è prevista entro la metà del prossimo luglio.

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