Saman Abbas, il fratello accusa: «Zio l'ha strangolata. Ho paura che uccida anche me»

Saman, il fratello accusa: «Zio l'ha strangolata. Ho paura che uccida anche me»
Saman, il fratello accusa: «Zio l'ha strangolata. Ho paura che uccida anche me»
di Valentina Errante
Martedì 8 Giugno 2021, 08:26 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 14:15
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«Se racconti qualcosa uccido anche te». Ha 16 anni il fratello di Saman ed è lui che ha svelato ai carabinieri l'orrore della sua famiglia. Sua sorella uccisa dallo zio Danish Hasnain, perché rifiutava il matrimonio combinato in Pakistan. Il padre che piange. «Io gli ho chiesto dov'era il corpo - ha raccontato - volevo abbracciarla un'ultima volta. Lui mi ha risposto di non potermelo dire». Il fratello di Saman, fermato a Imperia con lo zio e i cugini, dopo la partenza dei genitori per il Pakistan, ora vive in una struttura protetta. Dovrà testimoniare in sede di incidente probatorio e non soltanto perché è minore, il timore della procura è che possa essere condizionato dai parenti.

Per il gip, che ha firmato cinque ordinanze di custodia cautelare, a carico dei genitori, dello zio e dei cugini della ragazza, il sedicenne è coerente: «Ora vi dico tutta la verità - si è sfogato il ragazzino - mio zio ha ucciso Saman.

Io ho paura di lui perché mi ha detto che se avessi rivelato ai carabinieri quanto successo, mi avrebbe ucciso. Io ho pensato anche di uccidere mio zio Danish, mentre lui dormiva, visto che lui ha ucciso mia sorella, ma poi ho pensato che ci avrebbero pensato i carabinieri e che se io avessi fatto ciò sarei finito in prigione».

 

L'OMICIDIO

È la notte del 30 aprile, Saman manda l'ultimo messaggio al fidanzato alle 23.30: «Se non mi senti entro due giorni chiama i carabinieri». Poi litiga per l'ennesima volta con i genitori. «Dammi i documenti», dice al padre. Lui le chiede se vuole sposare qualcuno: «No, voglio solo andare via e non sposare nessuno». Poi quella diciottenne, che i servizi sociali hanno definito «cocciuta e determinata», ha preso le sue cose ed è fuggita. Il padre allora ha chiamato lo zio: «Saman è andata via di nuovo». «Adesso arrivo», la risposta di Hasnain. «Ora andate, ora ci penso io» avrebbe detto lo zio a Shabbar Habbas, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47, i genitori di Saman. A casa è tornato con lo zaino della ragazza, ma Saman non c'era: «Abbiamo fatto un lavoro fatto bene. Adesso è tutto sistemato». A questo punto, sempre secondo il sedicenne, «mio padre si è sentito male e ha iniziato a piangere, stava quasi per svenire per mia sorella». Lo zio, invece, confessa al nipote di aver ucciso la ragazza, ma non gli dice dove abbia nascosto il corpo. «Secondo me l'ha uccisa strangolandola, perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano. Lo zio Danish - ha continuato il ragazzo - ha pianto molto e diceva a me di non piangere». È il 2 maggio quando i genitori rientrano in Pakistan.

L'ACCUSA

Secondo il gip di Reggio Emilia Luca Ramponi Hashnain, attualmente ricercato, sarebbe dunque l'esecutore dell'omicidio, mentre sui genitori il gip precisa: «È certo che costoro avessero programmato anche di ucciderla per punirla dell'allontanamento dai precetti dell'Islam e per la ribellione alla volontà familiare nonché per le continue fughe di casa». Si deve quindi ritenere che nel chiamare lo zio, che tutti i familiari sapevano essere un uomo violento, per sistemare le cose, abbiano accettato il rischio che la uccidesse. Nell'istigare lo zio a risolvere la questione avrebbero in sostanza acconsentito «all'esito omicidiario in ragione delle proprie intime convinzioni etiche e religiose». Il gip ricostruisce: Shabbar Abbas aveva impedito alla figlia di andare alle scuole superiori, «spesso la chiudeva fuori casa obbligandola a dormire sul marciapiede» e, «voleva costringerla a tornare in Pakistan per sposare un cugino».

Così a fine novembre, la ragazza, ancora minorenne, era stata allontanata dalla famiglia. Hasnain, 33 anni, e i due cugini di Saman, Nomanulhaq Nomanulhaq, 34, e Ikram Ijaz, 29, accusati insieme ai genitori della ragazza per sequestro di persona, omicidio premeditato aggravato dai futili motivi, sono stati controllati in provincia di Imperia il 10 maggio. Con loro c'era anche il fratello di Saman che è stato portato in un luogo protetto. Gli altri hanno invece proseguito verso la Francia. Ijaz è stato poi bloccato dalla polizia francese dieci giorni fa. Il 5 maggio, quando i carabinieri erano stati a casa della famiglia di Saman a Novellara per una perquisizione, si erano insospettiti: lo zio aveva detto che la ragazza si era allontanata da casa alle 17 del 30 aprile, il fratello invece alle 22. Per questo i militari contattavano il fidanzato «il quale dichiarava che la giovane non aveva il telefono e utilizzava di nascosto quello della madre» e che aveva avuto l'ultimo contatto con lei alle 23.30 del 30 aprile era «molto preoccupata per la sua incolumità».

Saman era tornata a casa l'11 aprile, nonostante il parere contrario dei servizi sociali. Il 22 aveva chiamato i carabinieri denunciando la famiglia.

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