C'è una svolta clamorosa nel caso del piccolo Samuele, tre anni (ne avrebbe compiuti quattro ad ottobre), morto ieri a Napoli dopo essere precipitato dal terzo piano della sua abitazione in via Foria, nel centro storico della città. La versione in un primo momento più accreditata, quella dell'incidente, oggi vacilla dopo che la Polizia di Stato ha eseguito in mattinata un provvedimento di fermo emesso dalla Procura nei confronti di un uomo di 38 anni, Mariano Cannio, incensurato, ritenuto gravemente indiziato dell'omicidio volontario del piccolo.
Samuele, chi è il fermato
Il provvedimento dovrà essere convalidato dal giudice (l'udienza si terrà lunedì alle 9,30) ma gli inquirenti considerano importanti gli indizi raccolti.
«Dieci secondi sono bastati per far morire Samuele»
Lui: «Ho disturbi della psiche»
L'uomo ha detto di soffrire di disturbi della psiche e di non saper spiegare come sia precipitato il bambino, negando comunque ogni ipotesi dolosa. Sulla sottile linea che separa l'ipotesi colposa da quella dolosa si giocherà l'udienza per la convalida del fermo in programma, appunto, lunedì. Cannio al momento è difeso da un avvocato d'ufficio, la cassazionista Carmen Moscarella. La notizia del fermo è stata accolta con incredulità e stupore dalla gente del quartiere: «Non è possibile ammazzare un bambino», urla una donna. Già dalle prime ore di oggi, prima ancora che si diffondesse la notizia del fermo, era partita la processione verso il luogo dove è stata ritrovato senza vita il corpo del piccolo. Lumini, fiori bianchi e peluche in via Foria davanti al palazzo dove risiede la famiglia di Samuele (il papà e la mamma del piccolo sono conosciuti perché appartengono a famiglie di commercianti che da tantissimi anni operano in zona): la strada si era svegliata sgomenta, senza parole, perché incontenibile è il dolore per una morte così «assurda e inconcepibile».
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La rabbia del quartiere
Ma dopo aver appreso che c'è un uomo fermato per omicidio, lo stupore si è trasformato in rabbia. Chiunque passa davanti al palazzo si ferma per qualche minuto, si fa il segno della croce, alza lo sguardo verso quel balcone del terzo piano. «È un dolore troppo forte - dice una anziana -. Non riesco a immaginare il dolore dei genitori e della mamma che è anche incinta. Povera donna». Tra i messaggi lasciati assieme ai fiori un bigliettino recita: «Adesso giochi con gli angeli». È un via vai continuo di persone, tutte desiderose di lasciare una testimonianza di affetto e vicinanza ai genitori. «Da madre non riesco nemmeno a immaginare il dolore della mamma di questo angioletto - racconta Anna, arrivata sul posto con la figlia di 8 anni - stamattina è stata proprio mia figlia a dirmi "Mamma andiamo a portare un fiore" a quel bimbo».
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