Scuola, Dad non più obbligatoria per gli alunni positivi al Covid: «Normativa speciale cessa il suo effetto»

I genitori degli alunni fragili che a causa del virus SARS-CoV-2 sono più esposti al rischio di sviluppare sintomatologie avverse devono comunicarlo alla scuola

Scuola, Dad non più obbligatoria per gli alunni positivi al Covid: «Normativa speciale cessa il suo effetto»
Scuola, Dad non più obbligatoria per gli alunni positivi al Covid: «Normativa speciale cessa il suo effetto»
Domenica 28 Agosto 2022, 13:45 - Ultimo agg. 29 Agosto, 08:18
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La normativa speciale Covid costruita per la prevenzione dei contagi nelle scuole cessa il suo effetto. Si può dire che si torna alla normalità anche dal punto di vista normativo, dunque. La grande novità è che la didattica a distanza (DAD) non sarà più obbligatoria. 

Gli alunni positivi non possono seguire le lezioni in Didattica digitale integrata: «la normativa speciale per il contesto scolastico legata al virus SARS-CoV-2, che consentiva tale modalità, cessa i propri effetti con la conclusione dell'anno scolastico 2021/2022». È quanto spiega il ministero dell'Istruzione in un vademecum inviato oggi alle scuole con le principali indicazioni per il contrasto della diffusione del Covid-19 in ambito scolastico in vista dell'avvio dell'anno 2022/2023. Il testo sintetizza i documenti elaborati dall'Istituto superiore di sanità nelle scorse settimane, già inviati alle scuole.

Il documento del ministero, per tutelare gli alunni fragili, precisa che «i genitori degli alunni/bambini che a causa del virus SARS-CoV-2 sono più esposti al rischio di sviluppare sintomatologie avverse comunicano all'Istituzione scolastica questa condizione in forma scritta e documentata, precisando anche le eventuali misure di protezione da attivare durante la presenza a scuola. A seguito della segnalazione ricevuta, l'Istituzione scolastica valuta la specifica situazione in raccordo con il Dipartimento di prevenzione territoriale ed il pediatra/medico di famiglia per individuare le opportune misure precauzionali da applicare per garantire la frequenza dell'alunno in presenza ed in condizioni di sicurezza».

Il vademecum contiene, in generale, una sezione con le principali domande e risposte sulla gestione dei casi di positività, la didattica digitale integrata, gli alunni fragili, in risposta alle domande pervenute ad oggi dalle scuole.

Resta sempre attivo, poi - fa sapere il ministero - per ogni richiesta di chiarimento, il servizio di help desk amministrativo contabile, canale ufficiale di assistenza, consulenza e comunicazione fra l'Amministrazione e le Istituzioni scolastiche.

Qui in basso si può consultare il vademecum inviato alle scuole

Cosa dicono i presidi

«Il fatto che oggi sia arrivata la nota e il ministero dell'Istruzione abbia messo nero su bianco che non ci sarà la dad il prossimo anno scolastico, anche se in una faq, per noi è sufficiente: è scritto in modo esplicito, i positivi non devono fare la ddi, le scuole dunque non la faranno. Ai genitori che lo chiederanno dirò che c'è una disposizione del ministero, il genitore può impugnare la decisione del MI se lo ritiene ma il dirigente scolastico esegue quello che il dicastero decide, le scuole non hanno autonomia decisionale sotto questo aspetto». Lo dice all'ANSA Cristina Costarelli che guida l'Anp del Lazio (Associazione nazionale presidi del Lazio).

«Da quello che sappiamo non sarà possibile che le scuole attivino la dad autonomamente, sia per i malati di covid che per i lungodegenti a casa. Siamo ovviamente contrari a che ogni scuola possa decidere autonomamente, altrimenti ci sarebbe l'anarchia». A dirlo all'ANSA è Mario Rusconi che guida i presidi di Anp Roma. «Bisognerà chiedersi quale potrà essere in futuro l'uso della dad se le scuole per esempio dovessero essere chiuse tutti i sabati come si sta ipotizzando per risparmiare il gas: la dad diventerebbe necessaria per il sabato», ragiona Rusconi. «Né è pensabile che se le scuole chiudono il sabato bisogna ridurre gli orari e fare le ore di 50 minuti e le giornate scolastiche di 6-7 ore: sarebbe una aggressione al diritto dello studente ad aver garantita la formazione», conclude il dirigente scolastico.

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