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Separazioni più veloci, da marzo arriva il rito unico: anticipata l'entrata in vigore della riforma

Semplificati molti passaggi nelle cause sui divorzi. Ulteriore accelerazione dal 2025

Separazioni più veloci, da marzo al via il rito unico: anticipata l'entrata in vigore della riforma
Separazioni più veloci, da marzo al via il rito unico: anticipata l'entrata in vigore della riforma
di Valentina Errante
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 14 Gennaio 2023, 00:24 - Ultimo agg. : 17:48
3 Minuti di Lettura

I pareri sono discordanti. Ma di certo il Tribunale della Famiglia, del quale vedremo un piccolo preludio a partire dal 1 marzo, è la prima fase di una rivoluzione che, salvo cambiamenti, dovrebbe completarsi a dicembre 2024, eliminando molti passaggi nelle cause di separazione e divorzio giudiziali e introducendo il rito unico in caso di abusi familiari sui minori e altri procedimenti civili relativi alla famiglia, come la sospensione della potestà genitoriale. Per evitare la duplicazione di controversie e provvedimenti. Le nuove procedure, relative solo alle separazioni, riguarderanno tutti i processi instaurati dopo il 28 febbraio. Attualmente un procedimento di separazione giudiziale dura circa tre anni e mezzo. Ma si parla del primo grado. E i tempi adesso dovrebbero diventare più stretti.

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L’ENTRATA IN VIGORE

La riforma entrerà parzialmente in vigore con quattro mesi di anticipo, dopo il confronto con la Commissione Ue sul monitoraggio delle riforme previste dal Pnrr. Il governo, lo scorso 22 dicembre, con un emendamento alla legge di Bilancio, ha dunque deciso di anticipare l’applicazione del rito unico per separazioni, divorzi. Mentre in una fase successiva le modifiche riguarderanno anche gli altri giudizi civili che coinvolgono famiglia e minori, definiti con la riforma Cartabia. Di fatto però le nuove norme sono state spalmate in varie fasi. A giugno entreranno in vigore quelle sulla mediazione assistita, mentre solo nel 2025 saranno esecutive le disposizioni relative ai minori e sarà operativa la nuova sezione del Tribunale della Famiglia. 

Il primo passo è l’eliminazione dell’udienza presidenziale. Tutti i procedimenti di separazione non cominceranno con una semplice istanza che prevede altri passaggi e produzioni, ma saranno introdotti con un ricorso, nel quale le parti dovranno immediatamente presentare tutta la documentazione relativa al procedimento, eventuali prove e la produzione documentale relativa alla situazione economico-patrimoniale. La legge prevede anche il deposito di un “piano genitoriale” che riguardi le attività quotidiane dei figli relative alla scuola e ad eventuali attività extrascolastiche, di frequentazioni dei parenti e un piano delle vacanze. Salta l’udienza presidenziale al termine della quale venivano stabiliti provvedimenti transitori. Il giudice procederà comunque a un invito alla mediazione può proporre una definizione motivata tenendo conto di tutte le circostanze e delle risultanze istruttorie acquisite. Sarà lo stesso giudice a nominare, a garanzia degli interessi dei minori, un curatore speciale. 
A dicembre 2024, invece, sarà realizzata la seconda.

IL NODO

La preoccupazione degli addetti ai lavori riguarda in primo luogo l’organizzazione e la mancanza di investimenti, con le carenze in pianta organica sia di giudici e che del personale amministrativo. Eppure le nuove norme prevedono una drastica riduzione delle deleghe ai giudici onorari, che nei tribunali per i Minorenni attualmente svolgono a tutti gli effetti il ruolo di giudice in parità con le toghe e compongono i collegi giudicanti. «Il progetto di riforma - commenta l’avvocato matrimonialista Marco Meliti - ha il pregio di uniformare il rito nei diversi procedimenti di famiglia, mirando ad una definizione più celere dei giudizi, con un ricorso introduttivo improntato a criteri di chiarezza e sinteticità, nonché ad una più efficace tutela dei minori in contesti di violenza». E tuttavia Meliti rileva: «Affinché, però, la riforma possa trovare una valida attuazione, occorre che sia accompagnata da un incremento dei giudici togati ed un rafforzamento delle ataviche carenze strutturali. Ciò anche in ragione del venir meno della componente onoraria, a cui, soprattutto nell’ambito del Tribunale per i Minorenni, venivano demandati molti compiti». E sull’effettiva contrazione dei tempi, Meliti commenta: «Solo la pratica attuazione della riforma potrà dirci se effettivamente si determinerà una riduzione dei tempi di giustizia». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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