Servizio Civile, la rabbia di Sofia: «Io, costretta a dimettermi perchè sono mamma»

Sofia Tibaldi, 27enne di Velletri laureata alla Sapienza è mamma di una bimba di 17 mesi e doveva partire per la Repubblica Dominicana con una ong a metà settembre

Servizio Civile, la rabbia della volontaria: «Io, costretta a rinunciare perchè sono mamma»
Servizio Civile, la rabbia della volontaria: «Io, costretta a rinunciare perchè sono mamma»
Venerdì 2 Settembre 2022, 20:18 - Ultimo agg. 23:11
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Non è bastata la laurea in relazioni internazionali né l'aver superato brillantemente tutti i colloqui arrivando prima in graduatoria per il Servizio Civile UniversaleSofia Tibaldi, 27 anni, di Velletri (Roma) dopo essere stata selezionata come idonea per partire come volontaria in missione in sudamerica con una ong internazionale ha dovuto rinunciare al suo sogno di lavorare nella cooperazione dopo appena 3 mesi. Il motivo? Sofia è mamma di una bambina di 17 mesi e il bando non prevede, per i volontari che vanno all'estero, la possibilità di convivere con familiari né permessi orari per chi è genitore di figli piccoli. 

«Sono stata costretta a dare le dimissioni, non c'era possibilità di conciliare la maternità con il mio lavoro di volontaria» spiega carica di delusione «Sono stupita che il dipartimento delle politiche giovanili non tuteli le donne che hanno figli dal momento in cui il bando SCU è aperto a tutti gli italiani dai 18 ai 30 anni, un'età in cui una donna (ma anche un uomo) ha tutto il diritto di avere una famiglia». 

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Sofia, «Mia figlia considerata un peso»

Sofia, 27 anni, nel 2019 si era laureata in Cooperazione Interanzionale a La Sapienza di Roma. Poi era scoppiata la pandemia e ad aprile 2021 era nata sua figlia. A dicembre,  dopo centinaia di cv inviati e nessuna risposta l'uscita del bando per il Servizio Civile le era sembrata la luce in fondo al tunnel: «Era l'opportunità che aspettavo per entrare finalmente nel mondo del lavoro» racconta «Ho deciso di partecipare, anche se ero madre, scegliendo un progetto in Repubblica Dominicana, paese dove vivevo insieme a mio marito già da un anno». Sofia partecipa, a aprile 2022 fa il colloquio ed è la prima in graduatoria. A giugno inizia il servizio a Roma. La partenza per il sudamerica è prevista a metà settembre. Ma poi arriva la delusione: «Mi viene subito detto che al colloquio avrei dovuto dire che ero madre. Capisco che mia figlia è considerata un peso, un ostacolo». 

Per ragioni di sicurezza i volontari che svolgono servizio civile all'estero devono vivere in apposite strutture, dove non è consentito avere ospiti o familiari. Inoltre, sebbene nel bando ci sia una sezione dedicata alla gravidanza (sono concessi 4 mesi di congedo) non sono previsti permessi orari per motivi di famiglia per chi ha bambini piccoli. 

Costretta a scegliere tra lavoro e mia figlia 

«Ho subito una grande pressione psicologica» racconta la ragazza «Mi hanno detto di rinunciare, di provare più avanti, quando la bambina sarebbe stata più grande». Per due mesi Sofia ha combattuto contro sé stessa: «Inizialmente ho pensato di rinunciare a mia figlia, di lasciarla a mio marito per 9 mesi e di fare l'esperienza lavorativa che avevo sempre sognato.

Ma poi ho capito che non era giusto: ho preferito rinunciare, per rispetto di mia figlia e della mia famiglia. Mi hanno scelto loro per quel posto, sulla base delle mie capacità, non è possibile che essere madre sia una colpa». 

Alla fine Sofia ha deciso che non partirà: «Sapevo che per le donne c'è sempre una scelta tra lavoro e carriera, nel mio caso fa ancora più male perchè questo era il mio primo passo nel mondo del lavoro, ed ho già dovuto rinunciare» conclude con amarezza. 

 

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