Siccità, c’è il commissario: poteri fino al 31 dicembre

Martedì la nomina. L’obiettivo: evitare il razionamento d’acqua al Centro-Nord

Siccità, c è il commissario: poteri fino al 31 dicembre
Siccità, c’è il commissario: poteri fino al 31 dicembre
di Andrea Bulleri
Mercoledì 22 Marzo 2023, 10:12
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Siccità: prima, una serie di interventi a corto raggio, per mettere un freno all’emergenza in vista dell’estate. Poi, un piano strutturale di lungo periodo, per affrontare un problema che rischia di diventare cronico se non si agirà su più fronti (e che «finora forse qualcuno aveva pensato di combattere con la danza della pioggia», ironizza il sottosegretario Alessandro Morelli). La cabina di regia sulla crisi idrica convocata ieri a Palazzo Chigi partorisce una roadmap di qui alla fine dell’anno. Obiettivo: evitare razionamenti e salvare le oltre 300mila imprese agricole del Centro-Nord che, secondo Coldiretti, rischiano tra qualche mese di non disporre dell’acqua sufficiente per irrigare i raccolti. 


LA NOMINA<QA0>
Per questo, il primo passo sarà l’individuazione di un commissario nazionale per l’emergenza siccità: il decreto con la nomina, con ogni probabilità, arriverà in Consiglio dei ministri martedì (o al più tardi giovedì) della prossima settimana. Il commissario resterà in carica fino al 31 dicembre, e il suo incarico sarà «rinnovabile». Da Palazzo Chigi spiegano che la nuova figura avrà un «perimetro molto circostanziato di competenze», comunque piuttosto ampie: potrà «agire sulle aree territoriali a rischio elevato» e «sbloccare interventi di breve periodo». Qualche esempio? 
Il super-tecnico (ma l’incarico potrebbe anche andare a un politico, e in questo caso la Legasarebbe in prima fila) potrà disporre di «sfangare» o «sghiaiare» i bacini di raccolta delle acque, ad esempio in prossimità delle dighe la cui capacità dovesse risultare compromessa. Potrà quindi aumentare la capacità degli invasi, ma anche disporre di riutilizzare le acque reflue provenienti dagli impianti di depurazione (acque che oggi finiscono nei fiumi e che invece, una volta trattate, potrebbero essere utilizzate per irrigare i campi). Non solo: il commissario potrà intervenire in caso di conflitti tra Regioni, consorzi ed enti locali, che sono solo alcuni degli enti che hanno voce in capitolo quando si tratta di fiumi e laghi. Uno dei problemi emersi durante la cabina di regia (presieduta dal vicepremier Matteo Salvini, con la partecipazione dei ministri Francesco Lollobrigida, Nello Musumeci, Roberto Calderoli, la vice Vannia Gava, e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli), era proprio il nodo burocrazia: gli interventi spesso non si fanno – anche quando ci sono i soldi – perché il tempo se ne va tra lungaggini burocratiche e rimpalli tra decine di uffici. Toccherà al commissario sfrondare tutti questi passaggi in caso di conflitti tra un ente e l’altro. 
Tutto questo, assicurano fonti di governo, si può fare «entro l’estate, anzi si deve». La volontà che è emersa dal tavolo, insomma, è quella di accelerare. Tanto che alla fine a passare è la linea Lollobrigida: un commissario unico (non affiancato da una serie di sub-commissari ognuno con una delega specifica, come avrebbe preferito la Lega), per velocizzare la macchina. Il nome? «Sarà condiviso», assicurano i partecipanti al tavolo, «non è quello il problema»: l’importante, avrebbe sottolineato il ministro dell’Agricoltura durante l’incontro, è agire in fretta per mettere in campo soluzioni concrete, «non nomi e cognomi». 
ACQUEDOTTI E LAGHETTI<QA0>
Tra i nomi che – comunque – circolano per l’incarico c’è quello del sottosegretario leghista Morelli. Che da viceministro alle Infrastrutture durante il governo Draghi si era occupato proprio del dossier acqua. Dal problema degli acquedotti-colabrodo (secondo le stime, circa il 40% dell’acqua finisce persa per carenze della rete idrica), fino al piano promosso anche da Coldiretti per realizzare diecimila laghetti artificiali in grado di raccogliere l’acqua piovana. «Quasi 9 litri di pioggia su 10 che cadono lungo la Penisola – denuncia infatti l’associazione dei coltivatori – non vengono raccolti». Secondo Morelli, compito della cabina di regia sarà proprio quello di definire un piano pluriennale di investimenti, a cominciare dalle nuove tecnologie. «Non solo la dissalazione, che in alcune aree risulterebbe poco conveniente economicamente – spiega – ma anche il riuso delle acque reflue: in Europa è la normalità, si può fare anche da noi», assicura, «è una delle strade più rapide da percorrere». E i fondi? Morelli è ottimista: «Il Mit ha già messo a bando 2,8 miliardi di opere, altre risorse possono arrivare dal Pnrr. Se c’è la volontà, i risultati arrivano». 
Andrea Bulleri
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