Torino, 3 sorelle trovate impiccate, avevano già tentato il suicidio. «Truffate da avvocati»

Torino, 3 sorelle trovate impiccate, avevano già tentato il suicidio. «Truffate da avvocati»
Torino, 3 sorelle trovate impiccate, avevano già tentato il suicidio. «Truffate da avvocati»
Giovedì 6 Febbraio 2020, 15:08 - Ultimo agg. 2 Marzo, 06:24
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Si sono impiccate a distanza di qualche ora l'una dall'altra. Tre sorelle, tra i 54, 68 e 77 anni, si sono suicidate a Carmagnola (Torino). A scoprirlo sono stati i carabinieri che hanno trovato una delle vittime impiccata al balcone di casa. In tasca aveva un biglietto di scuse nel quale spiegava di averlo fatto perché le due sorelle si erano suicidate poco prima. I militari, accorsi in casa, hanno trovato i cadaveri delle altre due donne. Le tre donne che si sono impiccate tra ieri e oggi avevano già tentato di uccidersi il 20 luglio 2015 in Valtournenche (Aosta), i carabinieri le avevano fermate mentre tentavano di buttarsi da un muraglione.  

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Piera, Valeria e Gabriella Ferrero dicevano di essere ridotte in miseria per colpa di tre avvocati che le avrebbero truffate sull'eredità, per conto del fratello. Ma tutte le sentenze hanno dato ragione all'uomo. Cinque anni fa erano state state salvate dai carabinieri, che ne avevano bloccate due prima che si gettassero nel vuoto e la terza mentre si era chiusa in un'auto cercando di soffocarsi con il gas di scarico. Oggi è stato impossibile soccorrerle. Valeria e Gabriella, 67 e 54 anni, si sono impiccate nella notte in un casolare di via Castellero, in una stradina di Carmagnola dove ci sono solo qualche cascina e un caseificio.

Piera, 68 anni, si è uccisa sul balcone di casa sua, un appartamento in via Vinovo, nel centro della cittadina. Sul tavolo ha lasciato una lettera, acquisita dai carabinieri, in cui punta il dito contro i tre legali e il fratello Aldo, titolare di una macelleria di carne equina. Una disputa familiare finita in Tribunale e arrivata sino in Cassazione: è di questi giorni la sentenza della Suprema Corte che ha dato torto alle sorelle. E ha messo all'asta un immobile per alcune decine di migliaia di euro. «Persone particolari - dicono i vicini - Le si vedeva giusto la sera, quando uscivano in bici». Senza marito, senza figli, vivevano l'una per l'altra. E il loro mondo finiva lì.


 

 


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«Non parlavano mai - raccontano - Salutavano a stento. E proprio se non potevano fare altrimenti». Una quarta sorella era morta due anni fa per cause naturali. Con Aldo, ascoltato oggi per ore dai carabinieri, i rapporti avvenivano esclusivamente tramite carte bollate. Tramite i suoi avvocati, era la convinzione delle tre donne, le aveva ridotte sul lastrico. Riuscendo ad accaparrarsi appartamenti e terreni. Si ritenevano truffate, quindi. Presunte vittime di un raggiro che si andava a sommare alla profonda solitudine. Nel 1994, inoltre, Piera aveva denunciato un'altra truffa. Aveva chiamato 'Striscia la Notizià accusando il sindaco di Carmagnola di averle chiesto una tangente di 50 milioni di lire per costruire una strada sul suo terreno. Una denuncia che le era costata un'accusa di calunnia. Si sentivano accerchiate dal fratello, dagli avvocati, dai giudici, dai residenti e dall'amministrazione di Carmagnola. Un fantomatico assedio. A cui hanno deciso di sfuggire con la morte.


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