Covid, stato di emergenza: proroga fino al 31 dicembre. Linea dura del governo

Stato di emergenza, ecco la proroga: linea dura del governo
Stato di emergenza, ecco la proroga: linea dura del governo
di Marco Conti
Domenica 27 Settembre 2020, 00:19 - Ultimo agg. 28 Settembre, 06:25
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Anche se restano sotto controllo i contagi salgono, e poiché Giuseppe Conte ha promesso anche ieri che non ci sarà più una chiusura generale del Paese, per il governo la proroga dello stato d’emergenza è l’unico modo per “gestire” la pandemia. La prossima settimana a palazzo Chigi si farà il punto sull’andamento dei contagi seguito alla riapertura delle scuole e si discuterà anche della questione degli stadi, ma una proroga viene data ormai per scontata. 

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Prima ancora della scadenza dello stato d’emergenza fissata per il 15, il 7 ottobre cessa il dpcm che ha fissato le misure per contenere il contagio e che vieta anche la presenza del pubblico negli stadi o nelle discoteche. Il governo, sentito il Comitato tecnico scientifico, dovrà quindi mettere mano ad un nuovo pacchetto di misure che potrebbero non essere le stesse in scadenza. Ovvio pensare che l’obbligo delle mascherine, il distanziamento, l’uso dei dispositivi di protezione, la capienza nei mezzi pubblici non cambieranno. 

Valutazioni suppletive verranno fatte sugli stadi e sulla partecipazione ad eventi sportivi, come sul trasporto ferroviario che potrebbe essere incrementato nei numeri dei viaggiatori. Mentre sugli stadi è possibile che si arrivi ad un incremento del pubblico, ma senza passare subito al 25% della capienza, sulle discoteche non sembrano profilarsi novità. L’ultimo prolungamento è stato di due mesi e mezzo. Il prossimo potrebbe essere più lungo e magari agganciato al numero dei contagi che a luglio, mese della precedente proroga, erano sotto i 400 e che invece in questi giorni viaggiano sui duemila. A spingere per una proroga è il ministro della Salute Roberto Speranza che, sollecitato dal Cts, ha già sollecitato una rapida valutazione da parte del governo in un Consiglio dei ministri che potrebbe tenersi la prossima settimana. Malgrado l’Italia abbia numeri nettamente inferiori ad altri paesi europei, la curva dei contagi è in salita, da luglio le persone positive sono triplicate e in molte regioni le mascherine sono obbligatorie anche all’aperto. 

D’altra parte con la fine dello stato d’emergenza cesserebbe anche lo smart working che ha una procedura semplificata rispetto alla normativa ordinaria che prevede, per il comparto privato, accordi singoli tra datore e lavoratore. Anche se la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha promesso che lo smart working verrà inserito nella contrattazione collettiva, la modifica della legge sul lavoro agile è difficile possa arrivare in tempo. Strettamente legati allo stato d’emergenza anche i poteri conferiti a Domenico Arcuri che scadrebbero insieme a quello dei presidenti di regione e dei sindaci in quanto soggetti attuatori delle misure disposte per contenere la pandemia. Anche se l’Italia è l’unico Paese europeo in stato d’emergenza, le misure eccezionali che ne derivano permettono anche gli acquisti accelerati di tutto ciò che occorre per affrontare il Covid-19. I massicci acquisti di mascherine, camici e dispositivi di protezione, i banchi per le scuole e anche dosi di vaccino antinfluenzale vengono acquistati dal commissario Arcuri a trattativa diretta proprio per i poteri speciali che gli sono stati conferiti con il dpcm.

Inoltre resterà nei poteri del governo imporre controlli sanitari supplementari per chi arriva da paesi ritenuti a rischio. Parlando ieri al festival dell’Economia di Trento, Giuseppe Conte ha escluso «pubblicamente un nuovo lockdown» nazionale «perché siamo in una situazione diversa rispetto a quella di inizio anno». Come già affermato dal ministro della Salute Roberto Speranza, ha anche confermato che potrebbero esserci delle chiusure circoscritte «se si svilupperanno dei cluster» «perché abbiamo un sistema sofisticatissimo per incrociare i dati». Eventualità sottolineata anche dal segretario del Pd e governatore del Lazio Nicola Zingaretti che non esclude chiusure: «Se non rispettiamo le regole andiamo a finire lì».
 

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