«Brescia, terza ondata». A Roma è arrivata la variante brasiliana

«Brescia, terza ondata». A Roma è arrivata la variante brasiliana
«Brescia, terza ondata». A Roma è arrivata la variante brasiliana
di Francesco Malfetano
Mercoledì 24 Febbraio 2021, 07:26 - Ultimo agg. 10 Marzo, 12:21
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Le varianti ormai sono in tutta Italia (Roma compresa) e, per qualcuno, la «terza ondata» è già iniziata. La cronaca delle ultime 24 ore restituisce l'immagine di una Penisola nuovamente in seria difficoltà. Il campanello d'allarme più squillante in questo momento è la moltiplicazione delle misure adottate a livello locale per tentare di arginare il dilagare dei nuovi contagi. Da Nord a Sud, zone rosse, mini lockdown e chiusure mirate aumentano di giorno in giorno. Al punto che ben 10 Regioni hanno già adottato provvedimenti ad hoc.

Tra le situazioni più difficili c'è senza dubbio quella della Lombardia. «Siamo davanti alla terza ondata del contagio da Covid-19» ha infatti tuonato ieri, nel corso di un consiglio regionale, il neo-consulente della Regione Lombardia Guido Bertolaso. Il riferimento del'ex numero uno della protezione civile è alla provincia di Brescia dove si registra «un'incidenza doppia rispetto al resto delle province lombarde», al punto che è stato necessario elevare «il livello di attenzione delle rianimazioni da tre a quattro» e istituire una zona arancione rinforzata (con le scuole chiuse) su tutto il territorio provinciale e in 8 comuni della bergamasca e del cremonese.

Non va meglio nel centro Italia.

Qui infatti le restrizioni già riguardano intere province (Perugia, Pescara e Chieti), singole località (Colleferro, Carpineto, Roccagorga e Torrice nel Lazio) e gruppi di comuni confinanti, come (28 in Molise e 21 nelle Marche, con Ancona al centro delle polemiche per la movida consentita fino a ieri nei locali del porto grazie ad una deroga pensata per favorire il traffico aereo, stradale o marittimo ma finita con l'interessare il centro della città.

Una situazione esplosiva che a breve potrebbero aumentare ancora. Se la Toscana sta studiando l'incidenza dei casi e già nei prossimi giorni potrebbe disegnare nuove aree di rischio nel tentativo di arginare le varianti del Sars-Cov-2, l'Emilia-Romagna ha già annunciato nuove zone arancioni rafforzate a partire da giovedì in 14 comuni dell'area di Imola. In quella zona infatti, le mutazioni del virus rappresentano almeno la metà della diffusione totale.

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Varianti

Uno scenario che non solo pochi giorni fa era già stato previsto dal Consiglio nazionale delle ricerche (che in base ad un nuovo algoritmo da loro elaborato ha sostenuto che in «Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria le varianti sarebbero già tra il 40 e il 50% del totale dei positivi») quanto a breve dovrebbe essere certificato dal ministero della Salute. È in corso infatti il secondo studio sull'incidenza della variante inglese e, a quanto si apprende, la diffusione sarebbe passata dal 17,8% della scorsa settimana a circa il 30% e diventerà predominante entro la fine di marzo.

Un dato particolarmente allarmante soprattutto se si guarda sul lungo periodo. Se per ora i vaccini a disposizione (AstraZeneca, Pfizer-BionTech e Moderna) non sembrano avere particolari problemi nell'attaccare le varianti, con ulteriori mutazioni la loro efficacia sul virus potrebbe risultare minore. Soprattutto perché le varianti in campo, in tutto il mondo, continuano ad aumentare.

Tant'è che anche nel Lazio, a Roma, è stato individuato il primo caso di mutazione brasiliana. Una professoressa dell'istituto Sinopoli-Ferrini, nel quartiere africano, è infatti risultata positiva alla variante brasiliana. Per questo, in attesa del sequenziamento di altri 7 tamponi effettuati e dei test a tappeto per alunni, docenti e personale scolastico, la scuola media da oggi resterà chiusa per almeno 5 giorni.

Intanto, numeri alla mano tornano a salire i nuovi casi registrati, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi, oltre che fortunatamente dimessi e guariti. I primi ieri sono stati 13.314 (a fronte dei 9.630 nuovi positivi del bollettino di lunedì) e i secondi (+28 posti occupati) mentre le morti sono state 356 (82 più delle 24 ore precedenti) e coloro che sono usciti dal tunnel invece 12.898 (erano 10.335). Ma a calare è stato soprattutto il tasso di positività, attestatosi a 4,4%. A fronte di 303.850 tamponi molecolari o antigenici effettuati (130mila in più rispetto a lunedì) il rapporto tra testati e positivi è 4,4%. Ovvero su 100 tamponi eseguiti più di 4 sono risultati positivi (contro i più di 5 di lunedì). Si tratta di un aumento dovuto all'incremento dei test compiuti che, come al solito, toccherà il suo picco tra mercoledì e giovedì, con il rischio - mai così concreto da settimane - di toccare quota 16mila. Come non accade da metà gennaio.
 

 

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