Tiziana Cantone, riaperto il caso: la pista dell'omicidio. Il gip: «Analizzare panchetta ginnica e foulard»

La 31enne fu trovata senza vita, con un foulard al collo, il 13 settembre 2016, nell'abitazione della madre, a Mugnano (Napoli)

Tiziana Cantone, riaperto il caso. Il gip: «Analizzare panchetta ginnica e foulard»
Tiziana Cantone, riaperto il caso. Il gip: «Analizzare panchetta ginnica e foulard»
Mercoledì 15 Febbraio 2023, 16:19 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 10:52
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La panchetta ginnica, il foulard, la posizione della donna trovata morta. Sono questi i punti su cui il giudice ha deciso di vedere chiaro, con un provvedimento che riapre il caso legato alla morte di Tiziana Cantone, la giovane morta suicida dopo la diffusione sul web di alcuni suoi video hot. Con due pagine, il giudice del Tribunale di Napoli Nord Raffaele Coppola decide di accogliere la richiesta della difesa di Maria Teresa Giglio (madre di Tiziana), che si era opposta alla richiesta di archiviazione inoltrata mesi fa dalla Procura di Napoli nord. In sintesi, il giudice non chiude il caso. Anzi. Dispone novanta giorni per fare verifiche sulla «panchetta», vale a dire l’attrezzo ginnico rinvenuto all’interno dell’appartamento di Mugnano, al quale Tiziana venne trovata impiccata. Ma anche sul foulard usato a mo’ di cappio. 

A leggere le conclusioni del giudice, c’è la volontà di andare a fondo, a partire dalla nomina di un perito che, «analizzando l’attrezzo ginnico, il foulard e la posizione in cui la Cantone è stata ritrovata, possa, mediante esperimento giudiziale, accertare la compatibilità dei reperti con un decesso per asfissia da impiccagione». 

LA SVOLTA
Dunque potrebbe esserci anche un «esperimento giudiziale», per verificare la capacità della panchetta di reggere al peso di un corpo in contrazione. Una decisione, quella adottata ieri dal Tribunale di Napoli nord destinata a riportare all’attenzione il caso di Tiziana, diventata simbolo della lotta al “revenge porn”, a proposito delle leggi votate in Parlamento che puntano a contrastare la diffusione di immagini private sui circuiti internet.
Siamo nel 2016, quando Tiziana Cantone si accorge che alcuni video privati sono stati trasmessi sui social.

Finisce al centro di una sorta di gogna mediatica. La sua vita è distrutta: non può più uscire di casa, prova (inutilmente) a cambiare città, cerca ogni strada possibile per liberarsi dall’incubo, fino a quando decide di sporgere denuncia. 

L’ESPOSTO
L’esposto non sortisce alcun esito, dal momento che video e immagini private continuano a riprodursi sui siti, alimentando una montagna di fango diventata insostenibile. È il 13 settembre del 2016, quando Tiziana viene trovata morta all’interno della tavernetta di Mugnano. Da allora, vengono avviati vari filoni investigativi che non riescono, però, a indicare il nome del responsabile della diffusione dolosa di video privati. Tre anni fa, una prima svolta investigativa, quando la Procura di Napoli nord decide di indagare per omicidio doloso, fino a riesumare il corpo di Tiziana. In questa vicenda, è lo stesso pm - anche di fronte all’impossibilità di fare verifiche a distanza di anni dalla morte - che chiede l’archiviazione. Un’istanza alla quale si sono opposti gli attuali difensori della donna (gli avvocati Luca Condrò, Emiliano Iasevoli e Stefano Marcialis), alla luce di una consulenza di parte firmata dai docenti Fineschi e Maiese, che hanno evidenziato alcune criticità emerse in questi anni. Parliamo della «inidoneità del foulard e dell’attrezzo ginnico per suicidarsi, nonché l’anomala posizione in cui il corpo veniva rinvenuto (con gambe incrociate e piegate)», su cui oggi il giudice chiede chiarezza. 

I DUBBI
Inevitabile, a questo punto, formulare alcune domande: la panchetta ginnica era fissata al pavimento? Il foulard era teso al massimo, come dovrebbe essere nel caso di una impiccagione? Un corpo che si contrae, anche se mosso da un istinto suicida, riesce a trascinare a terra una panca di appena un metro e mezzo di altezza? Una vicenda amara, che fa i conti con una serie di punti critici nella primissima fase delle indagini: la mancanza dell’autopsia, nonostante una chiara indicazione da parte del medico legale, che avrebbe potuto fare chiarezza sulla natura del solco rinvenuto (e fotografato) all’altezza del collo di Tiziana.
Fatto sta che dopo sette anni dalla morte della 31enne, si torna al punto di partenza: Tiziana si è realmente uccisa, non reggendo psicologicamente la diffusione dei video online? O è stata uccisa da qualcuno che temeva di finire al centro delle sue denunce? Maria Teresa Giglio, madre della vittima, ritiene che sua figlia non abbia avuto giustizia e che sono ancora troppi i misteri da chiarire.
 

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