Trieste, sparatoria tra operai stranieri: 8 feriti, uno grave. Barista: «Ci siamo barricati dentro»

Trieste, sparatoria tra operai stranieri: 8 feriti, uno grave. Barista: «Ci siamo barricati dentro»
Trieste, sparatoria tra operai stranieri: 8 feriti, uno grave. Barista: «Ci siamo barricati dentro»
Sabato 4 Settembre 2021, 09:16 - Ultimo agg. 18:59
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Per un giorno Trieste si trasforma in una città con incursioni armate e lotte tra bande cui ci hanno abituato le cronache delle megalopoli sudamericane. Davanti a un bar alle 8 di sabato nella centrale via Carducci si affrontano due gruppi di persone, operai kosovari e albanesi.

Volano sgabelli, tavolini, qualcuno mulina spranghe, momenti di parapiglia. Poi, come racconta un testimone, arriva un furgone e scendono altre persone, hanno armi da fuoco, sparano e fuggono. Sono trascorsi pochi minuti, rimangono a terra sette uomini, due in condizioni molto gravi. Vengono portati all'ospedale di Cattinara, un paio subito in sala operatoria, altri due trasferiti a Monfalcone. Ancora pochi minuti, e nei pressi della barriera autostradale del Lisert, vengono bloccate due persone, sulle quali sono in corso accertamenti per comprendere il ruolo avuto nella vicenda e di cui si attende l'emissione di provvedimenti di fermo. 

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Regolamento di conti

Una città tanto placida, Trieste, che la donna del bar di fronte aveva pensato a un gioco tra amici, rendendosi conto della gravità del fatto solo quando ha visto una persona a terra, qualcuno che gli sparava e sangue.

Una città che ignora la cronaca nera, anche se, quando accadono, i fatti di «nera» sono sempre seri, se non tragici. È il caso di Meran, che uccise due poliziotti in Questura, o un paio di anni prima, di un immigrato che, sempre in Questura, disarmò un agente, gli sparò ma la pistola si inceppò, uscì, sparò ancora e infine si suicidò.

kosovari e albanesi

Non è la prima volta che kosovari e albanesi si affrontano; nel luglio scorso una decina di persone si picchiò e 4 rimasero feriti a terra, due in modo grave. Furono utilizzate armi da taglio e tubi metallici; i protagonisti, sempre operai. Dunque, si desume che non si tratti di criminali ma di comunità che si spartiscono forse appalti (o subappalti) edili. La polizia denunciò 4 persone per lesioni personali.

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Lo «sconcerto» della città

Il procuratore capo, Antonio De Nicolo, oggi oltre a sottolineare lo «sconcerto» della città, e il pericolo che la vicenda potesse coinvolgere persone estranee, segnala l'ipotesi dell'agguato. Insomma, una spedizione punitiva, che fa fare un salto criminale in avanti alla rivalità tra i due gruppi: per la spettacolarità e per il reato ipotizzato, tentato omicidio con l'uso di armi da fuoco. Immediata la reazione politica: la Regione Friuli Venezia Giulia fa sapere che lunedì nel palazzo di fronte, in Prefettura, si terrà una seduta urgente del Tavolo di ordine pubblico. Dai toni, si ricava irritazione: l'assessore alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, ha ribadito al prefetto «la necessità di fare un approfondito punto della situazione sull'ordine pubblico in città e in particolare sulla situazione legata alla presenza della comunità kosovara».

Anticipando che lunedì rinnoverà la «richiesta di maggiori competenze in un settore così delicato». Trascorrono un paio di ore ed è il Governatore, Massimiliano Fedriga, a chiedere «misure draconiane» per «reprimere senza indugi ogni fenomeno di delinquenza», auspicando, «dura repressione» e «risposte delle autorità competenti immediate e decise». La presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, parla di popolazione da rassicurare e di violenze da «stroncare con la massima severità».

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