«Mi sento benissimo, sono emozionata, ma ancora più che emozionata sono inorgoglita». Lo ha detto ai giornalisti Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del Laboratorio di virologia dell'Inmi Spallanzani, la quale è stata tra le prime tre persone in Italia a ricevere il vaccino anti Covid-19 questa mattina. «Spero che questo privilegio sia esteso presto a tutti», ha aggiunto sottolineando che «non dobbiamo ancora cantare vittoria. «Dobbiamo fidarci della scienza, non possiamo tirarci fuori. Le scelte fatte sono ponderate e prese sulla base di valutazioni scientifiche». «Il fatto di essere arrivati con un vaccino in un tempo che non supera nemmeno un anno è per il mondo intero, per la scienza e per la medicina - ha proseguito Capobianchi, docente di Biologia Molecolare all'Università di Roma UniCamillus - un progresso enorme, che era inatteso. Penso che noi tutti dobbiamo cogliere questa opportunità salutarla con grandissima gratitudine, con grandissimo riconoscimento. Al momento è il presidio più efficace e più promettente per combattere e per arginare la diffusione di questa infezione. Il messaggio è di fiducia e di invito a condividere questa scelta perchè è una scelta di consapevolezza e una scelta di fiducia». E sulla sicurezza: «I vaccini sono stati testati e approvati dalle nostre agenzie regolatorie non vi vedo motivo di preoccupazione. Vedo molta preoccupazione invece nell'evoluzione naturale dell'infezione per cui penso che tutti dobbiamo abbracciare questa scelta, farla, sostenerla e diffonderla all'interno della cerchia dei nostri contatti».
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Tra i primi vaccinati che l'infermiera Claudia Alivernini: «Ringrazio il direttore sanitario, dottor Francesco Vaia e la dirigenza delle professioni sanitarie, la dottoressa De Angelis, per avermi dato l'opportunità di essere qui oggi.
Dello stesso avviso l'infettivologa Alessandra D'Abramo: «Mi sento una privilegiata. Fare in Italia per prima il vaccino contro questa brutta bestia non è una cosa da tutti i giorni. Il vaccino va fatto, è il primo passo, per il cambio di rotta, per battere questo virus maledetto. Per sconfiggerlo. Soltanto chi è stato qui a lavorare può comprendere ciò che abbiamo visto e passato. Dico a tutti di vaccinarsi. Abbiamo passato mesi duri, difficili, complicati anche da spiegare. L'incubo è iniziato il 29 gennaio con una coppia di cinesi. Da quel giorno non ci siamo più fermati. Oggi è un giorno di speranza. Ripartiamo da qui, insieme», ha concluso.
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