Vaccino, corsa alle fiale: noi in coda. A Berlino 30 milioni in più

Vaccino, corsa alle fiale: noi in coda. A Berlino 30 milioni in più
Vaccino, corsa alle fiale: noi in coda. A Berlino 30 milioni in più
di Mauro Evangelisti
Martedì 29 Dicembre 2020, 00:25 - Ultimo agg. 30 Dicembre, 16:35
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La Germania ha già vaccinato più del doppio di persone dell’Italia. Secondo la tabella diffusa sul sito dell’Istituto Robert Koch (l’ente ufficiale che si occupa di malattie infettive in Germania) sono già 21.566, nel nostro Paese siamo a 9.750. Qualcosa non torna. «È noto che la Germania abbia proceduto a un’ordinazione di 30 milioni di dosi, per via bilaterale, con la BioNTech» dice il portavoce del Ministero della Salute tedesco. Basta questa frase a gettare altra benzina sul fuoco della polemica, iniziata già il giorno prima, in occasione del Vaccine day, quando in Italia sono state inviate 9.750 dosi, in Germania 150.000. Interviene la Commissione europea che precisa: «Tutti gli Stati membri riceveranno le dosi del vaccino contro la Covid-19 prodotto da Pfizer e BionTech in dicembre, sulla base della stessa allocazione pro quota, che viene stabilita utilizzando una chiave di distribuzione basata sulla popolazione».

All’Italia, proprio in base al numero di abitanti, deve arrivare dunque il 13,4 per cento delle dosi acquistate dalla Commissione europea.

Sulla carta funziona così, non ci dovrebbero essere eccezioni, nella pratica la frase del Ministero della Salute della Germana sulle «30 milioni di dosi» sembra dire altro. Certo, BioNTech è tedesca, è stata sostenuta dal governo della Merkel e ha annunciato altri investimenti: a febbraio farà partire la produzione del vaccino anti Covid, realizzato insieme a Pfizer, anche in un nuovo stabilimento a Magdeburgo. Questa corsia preferenziale con il governo tedesco non sorprende. Però, se venisse confermata, violerebbe quanto scritto il 18 giugno in un documento della Commissione europea («Accordo degli stati membri per il reperimento del vaccino contro Covid-19»). Allora si decise un’azione congiunta dei 27 paesi, in modo da avere una maggiore forza contrattuale. All’articolo 7 c’è scritto chiaramente: «Obbligo di non negoziare separatamente». Se la Germania ha siglato un accordo bilaterale con BioNTech, quell’intesa non è stata rispettata, salvo che il contratto con l’azienda tedesca non sia precedente. L’Italia, con i vaccini promessi fino da Pfizer-BioNTech (l’unico ad oggi autorizzato dall’Ema, l’agenzia europea) e da Moderna (il via libera dovrebbe arrivare il 4 gennaio) non ha scorte sufficienti per immunizzare in tempi rapidi il 70 per cento della popolazione.

Rischia di restare a guardare altri Paesi, come Germania e Regno Unito, che potrebbero vaccinare più rapidamente i propri cittadini, uscire prima dalla morsa della pandemia e dalla crisi dell’economia. Il governo italiano sta sostenendo la trattativa, sempre a livello di Commissione europea, per aumentare la fornitura di Pfizer-BioNTech del 50 per cento. Nuovo flash-back: l’11 novembre la Commissione europea firmò un contratto con le due aziende per 200 milioni di dosi (27 milioni destinate all’Italia), ma c’era una opzione per altre 100 milioni (e se si riuscirà a ottenerle, aumenterà per il nostro Paese il quantitativo di 13 milioni). La stessa trattativa è in corso con Moderna. Ma se la Germania si smarca, sfruttando il rapporto privilegiato con BioNTech, tutto si complica. Anche Moderna, finanziata pesantemente dall’amministrazione Trump, ha un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti e non sarà semplice incrementare la fornitura già prevista che per l’Italia è di 10,8 milioni di dosi.

Perfino più labirintico il percorso verso AstraZeneca, colosso anglosvedese con il quale l’Italia aveva un rapporto privilegiato, visto che il vaccino è stato sviluppato dall’Università di Oxford in collaborazione con un’azienda del nostro Paese, Irbm. Il 13 giugno fu annunciato da Italia, Olanda, Francia e Germania un accordo con AstraZeneca per 400 milioni di dosi.

Successivamente (ed ecco il documento della Commissione europea della settimana successiva) fu però decisa una linea di azione comune per tutti i Paesi Ue. Oggi AstraZeneca, dopo alcuni intoppi della sperimentazione, non ha ancora l’autorizzazione. Nel Regno Unito danno per scontato che in queste ore arriverà il via libera dell’autorità regolatoria britannica. I media parlano di 10 mila operatori pronti a fare partire, dal 4 gennaio, la campagna di vaccinazione con AstraZeneca (100 milioni di dosi), in parallelo a quella con le fiale di Pfizer-BioNTech. In sintesi: Usa e Regno Unito corrono, la Germania mette la freccia, l’Italia non sa quante dosi, realmente, avrà a disposizione nei prossimi mesi. Molto dipende da cosa dicono i documenti sull’esito della sperimentazione, ma se Ema autorizzerà AstraZeneca, entro fine gennaio saranno consegnate almeno 5 milioni di dosi preparate in uno stabilimento di Anagni. Il lotto totale destinato, sulla carta, all’Italia è di 40 milioni.
 

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