Vaccino Covid, Locatelli: «Ma non sarà un libera tutti: mascherine fino all'estate»

Vaccino Covid, Locatelli: «Ma non sarà un libera tutti: mascherine fino all'estate»
di Mauro Evangelisti
Domenica 27 Dicembre 2020, 07:20 - Ultimo agg. 30 Dicembre, 11:56
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«Una giornata storica. Ma sarà necessario mantenere le misure di precauzione e distanziamento. Vaccineremo il 70% degli italiani entro la fine dell'estate. L'obiettivo, a regime, è di 140mila vaccinazioni al giorno».
Il professor Franco Locatelli, direttore di Onco-Ematologia e Terapia Cellulare e Genica al Bambino Gesù di Roma, è presidente del Consiglio Superiore di Sanità. Da componente del Comitato tecnico scientifico per mesi ha rassicurato gli italiani, senza mai nascondere la gravità della situazione in questa battaglia contro Sars-CoV-2. Non cela la sua emozione di fronte all'inizio della vaccinazione in Italia e in Europa.

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È giusto parlare di giornata storica?
«Non si può che definirla in questo modo.

Inizia per il Paese e per tutto il continente una prospettiva in grado di emanciparci da una situazione che ci ha condizionato nel 2020 e che purtroppo ha fatto perdere la vita a tanti connazionali. Questa giornata va salutata con gioia e soddisfazione, ma questo grande successo della medicina non deve essere mal interpretato come un è finito tutto e possiamo abbandonare la responsabilità nei comportamenti. Sarà una sorta di progressivo recupero di una immunità diffusa che ci permetterà di riprendere le nostre attività ordinarie».


Si aspettava un vaccino così presto? Possiamo fidarci?
«Siamo andati al di là di ogni più rosea aspettativa. Sarei stato contentissimo anche se avessimo avuto il vaccino nei primi mesi del 2021. Quando io ipotizzai il regalo di Natale ci fu qualche sorrisetto ironico. Siamo felici di avere avuto un'anticipazione dei tempi, grazie a uno sforzo mai visto nella storia dell'umanità, a investimenti economici, di tempo, energia, risorse da parte dei più affidabili e performanti gruppi di ricerca. Anche le agenzie regolatorie hanno eliminato i tempi burocratici rendendo l'approvazione più veloce rispetto al solito, ma senza deflettere minimamente dai loro compito, per garantire tutti i passaggi che servono per rendere disponibile un vaccino. E senza che ci sia nulla da temere rispetto alla sicurezza».

 


Al Messaggero l'assessore laziale alla Salute, Alessio D'Amato, ha spiegato: sarà un giorno importante, però sono preoccupato perché ancora non sappiamo quando arriverà un numero sufficiente di vaccini.
«Proviamo a dare delle cifre per rassicurare i lettori del suo giornale, ma anche il Paese: nel primo trimestre del 2021 saranno disponibili 10 milioni di vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna. C'è una ben avviata negoziazione condotta dal commissario Arcuri e dal ministro Speranza per avere dosi addizionali già in quel trimestre. Ma comunque con 10 milioni di dosi potremo vaccinare 5 milioni di persone. Inoltre avremo ulteriori dosi quando saranno approvate, da parte di Ema, altre piattaforme vaccinali».


L'Italia e l'Ue hanno investito molto sul vaccino di AstraZeneca che non richiede la catena del freddo e dunque è più semplice da somministrare. Quando ci sarà il responso di Ema?
«Non c'è una data, ci sono stati ritardi per alcuni studi aggiuntivi. Ma arriverà. E si sta sviluppando anche un vaccino italiano da parte di ReiThera, Ministero della Ricerca, Regione Lazio e Spallanzani: si è conclusa la fase 1 dello studio e l'esito è promettente, ha un profilo di sicurezza ottimo e i dati di risposta immunitaria sono addirittura superiori a quelli che si vedono nei soggetti infettati da Sars-CoV-2 senza differenza tra giovani e anziani. Possiamo guardare con prospettiva di fiducia alla fase 2/3. È ragionevole ipotizzare, alla fine dell'estate, la richiesta di autorizzazione. Ed Ema potrebbe rispondere rapidamente».


Non è stato un errore puntare su AstraZeneca, Sanofi e Johnson&Johnson?
«Nei prossimi 9 mesi Pfizer ha promesso 27 milioni di dosi, altri 10,8 Moderna. Inoltre, si sta lavorando per avere dosi addizionali. Abbiamo investito su sei diverse piattaforme vaccinali per non farci trovare scoperti. In totale, il numero di dosi che devono arrivare nel Paese sono 200 milioni, sufficienti per 100 milioni di persone quando in Italia siamo 60 milioni».


Quando raggiungeremo la vaccinazione di almeno il 70% degli italiani, tale da garantirci una immunità diffusa?
«Per fine estate-inizio autunno dovremmo esserci. Va sottolineata la ponderosità dello sforzo: prendiamo 42 milioni di italiani come il target da immunizzare, il famoso 70% per l'immunità di gregge. Dividiamoli per 10 mesi, sono 4,2 milioni al mese. Vale a dire 140mila vaccinazioni al giorno. Un numero enorme».


Ce la possiamo fare?
«Sì. Ovviamente si andrà progressivamente a regime. Altri vaccini non richiedono la catena del freddo necessaria per Pfizer e lo sforzo logistico sarà meno significativo. Aggiungo: ricordiamoci che la copertura immunitaria la si ottiene al settimo giorno dopo la seconda dose che va somministrata 21 giorni dopo la prima. Dunque, chi verrà vaccinato non dovrà sentirsi al sicuro dopo la prima dose. Non conosciamo ancora la durata della copertura, che comunque sarà di diversi mesi».


In primavera però potremmo avere già protetto le categorie più a rischio?
«Lo dico in un altro modo: dopo i primi 10-15 milioni di italiani vaccinati avremo già un impatto sulla curva di diffusione del virus. E lo vedremo a metà-fine maggio. Se vogliamo rivivere determinati momenti socialmente gradevoli come andare ai concerti, allo stadio, nei teatri, nei cinema, non abbiamo alternativa alla vaccinazione».


Quando torneremo a una vita normale?
«Forse anche prima di settembre, ma non tanto prima. Dipende da tre variabili: la disponibilità dei vaccini, la messa a punto della macchina organizzativa, ma anche la scelta di ognuno di noi di vaccinarsi. Fino a primavera-estate dovremo continuare usare mascherine e rispettare delle limitazioni. E per favore non diffondiamo la paura che la cosiddetta variante inglese e altre varianti possano compromettere la validità del vaccino. Non è così».


Lei si vaccinerà?
«Appena possibile. Quando il vaccino arriverà all'Ospedale Bambino Gesù, un minuto dopo lo farò. Per il personale sanitario è una sorta di dovere deontologico, per prendersi carico di chi ti affida il bene più prezioso, la sua salute».

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