Voghera, assessore Adriatici resta ai domiciliari. Portato in una località segreta. Testimone: «Ha preso la mira e sparato»

Voghera, per l'assessore Massimo Adriatici confermati i domiciliari. Il Pd: «Più controlli sulle armi»
Voghera, per l'assessore Massimo Adriatici confermati i domiciliari. Il Pd: «Più controlli sulle armi»
Sabato 24 Luglio 2021, 12:47 - Ultimo agg. 25 Luglio, 09:45
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L'assessore leghista del Comune di Voghera Massimo Adriatici, accusato di eccesso colposo di legittima difesa per l'uccisione di Youns El Boussetaoui, avvenuta martedì sera con un colpo di pistola in piazza, rimarrà ai domiciliari, ma non a casa sua. Il gip di Pavia ha infatti convalidato l'arresto per il politico. Secondo una testimonianza depositata dai legali dei familiari della vittima, Adriatici avrebbe preso la mira e sparato. Agli inquirenti lo stesso testimone, a quanto si apprende, non aveva riportato questa circostanza mercoledì, quando è stato sentito la prima volta.

Inoltre Adriatici è stato portato in un luogo segreto , a quanto si è saputo, è avvenuta su richiesta della difesa in quanto su alcuni social sono apparse immagine dell'abitazione dell'uomo politico.

La decisione di allontanarlo da casa sua è stata innescata da un esponente dell'estrema destra vogherese che ha pensato di postare le immagini della sua abitazione, paventando incidenti (che non ci sono stati) nel corso di una manifestazione per chiedere giustizia per l'immigrato.

La pericolosità, per il gip di Pavia, va intesa come attitudine dell'uomo politico a «porre in essere reazioni sovradimensionate nel caso in cui si trovi in situazione di criticità». «Ciò che si vuole evidenziare è che lo stesso Adriatici ha dichiarato di aver estratto la pistola dalla tasca in un momento in cui era ancora lucido e consapevole delle proprie azioni», annota il giudice. È eccesso colposo di legittima difesa perché l'azione compiuta dall'avvocato ed ex poliziotto «appare decisamente spropositata a fronte di un uomo che lo stava aggredendo disarmato».

Il giudice sottolinea appunto quella «consapevolezza qualificata che si deve richiedere a un uomo con la professionalità dell'indagato per anni nelle forze dell'ordine ed esperto penalista, istruttore delle forze dell'ordine, esperienza in base alla quale l'uomo avrebbe dovuto essere in grado di discernere il rischio effettivamente corso e i valori che era chiamato a bilanciare in tale situazione».

Il verbale del suo arresto, redatto dai carabinieri, delinea ciò che è accaduto: alle 22.15 di martedì una pattuglia è inviata al bar Ligure in piazza Meardi «ove era stata segnalata la presenza di un cittadino straniero che stava arrecando disturbo agli avventori».

«Gli operanti sopraggiunti - è la relazione - sono stati avvicinati da Adriatici il quale ha riferito che poco prima era stato aggredito da un cittadino straniero, precisamente mentre era intento a comunicare telefonicamente con personale delle forze di polizia».

L'uomo si era avvicinato con fare minaccioso, nonostante Adriatici avesse estratto una pistola, e aveva esclamato «Stai chiamando gli sbirrì», colpendolo e facendolo cadere. Adriatici aveva detto ai militari che a quel punto «era partito accidentalmente un colpo dalla propria pistola» ma davanti al gip racconta di non ricordare esattamente come era partito.

Nell'ordinanza il racconto dei testimoni. El Boussetaoui »in altre situazioni« a uno era apparso »gentile« ma quella sera era »visibilmente alterato tanto da inveire« contro il teste e il suo cane.

Alla sua reazione «aveva proseguito nell'insultarlo affermando: 'Tanto siamo tutti cani'». Poiché brandiva una bottiglia con l'intento di colpire qualcuno il teste si era allontanato e aveva visto un uomo che telefonava, Adriatici. L'assessore, colpito al volto, visto che il suo aggressore si avvicinava nuovamente, forse nell'intento di proseguire a colpirlo, estraeva una pistola e faceva fuoco verso il cittadino nordafricano.

C'è un terzo testimone, le cui dichiarazioni non collimano con quelle degli altri, che racconta di come l'assessore abbia teso il braccio sparando, secondo la testimonianza raccolta dai legali della famiglia della vittima, »prendendo la mira«. Il medico legale, dopo l'autopsia, formula due ipotesi: l'una compatibile con la versione fornita dall'indagato al pm, con entrambi i soggetti in piedi, ossia con l'ipotesi accidentale del colpo esploso mentre Adriatici cadeva per la manata ricevuta. L'altra compatibile con il racconto di due testimoni, con l'assessore sdraiato a terra e l'aggressore fortemente chinato verso di lui. Ulteriore chiarezza verrà dall'analisi che il pm Roberto Valli ha affidato a un ingegnere informatico per migliorare la qualità del video di una telecamera di sorveglianza che riprende la colluttazione e l'immigrato che si accascia al suolo, ma non il momento dello sparo.

Dal Pd, dopo le aspre polemiche, si eleva la richiesta di più controlli sulla detenzione di armi da fuoco e per il rilascio e il rinnovo della licenza di porto d'armi. È quanto prevede una proposta di legge depositata dal deputato Pd Walter Verini alla Camera, con firme di deputati Pd, M5s, Iv e Leu. Il testo, presentato prima dei fatti di Voghera e visionato dall'Ansa, è di 4 articoli e prevede che sia una commissione medica a rilasciare un certificato di idoneità psicofisica alla richiesta e al rinnovo del porto d'armi, con revoca per «segni anche iniziali di disturbi psico-comportamentali». Aumenta i controlli sulla vendita ed estende gli obblighi di comunicazione ai familiari.

Fiano: «Destra ha virus giustizia fai da te»

«Domani spariamo davvero, dice Francesca Miracca, assessora al commercio della città di Voghera, oggi in una intervista al Il Foglio con Valerio Valentini, sull'omicidio di Young El Boussettaoui ad opera dell'assessore Massimo Adriatici su cui sta indagando la magistratura. Domani sarebbe oggi. Oggi che è il giorno di un presidio indetto dal PD in ricordo della persona ammazzata. 'Domani spariamo davverò dice la collega di Giunta dell'assessore che ha già sparato, vedremo come e perché. Il virus della giustizia fai da te, della pistola facile, del Far West alla Luca Traini di Macerata, ha ormai penetrato nel profondo la destra italiana, sopratutto quella salviniana. Chi parla così, non può amministrare le nostre città, non rispetta la Costituzione con disciplina e onore, è pericoloso. Come ha chiesto il vicepresidente del gruppo PD al Senato Alan Ferrari è l'intera giunta di Voghera che deve dimettersi. Adesso«. Lo scrive su Facebook Emanuele Fiano, dell'ufficio di Presidenza gruppo Pd. 

Salvini: «Se espulso sarebbe vivo»

«Se a Voghera quel signore che purtroppo è morto fosse stato espulso dopo i reati che aveva commesso, come avrebbe dovuto essere espulso, oggi piangeremmo una vittima di meno». Così, nel corso di un incontro a Rimini, il segretario della Lega Matteo Salvini, ha commentato i fatti di Voghera.

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