Zona rossa, di corsa dal parrucchiere, poi fuga a pranzo al mare: l'ultimo weekend di libertà

Zona rossa, di corsa dal parrucchiere, poi fuga a pranzo al mare: l'ultimo weekend di libertà
Zona rossa, di corsa dal parrucchiere, poi fuga a pranzo al mare: l'ultimo weekend di libertà
di Concita Borrelli
Sabato 13 Marzo 2021, 08:28 - Ultimo agg. 09:59
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Ieri come un 24 dicembre quando inspiegabilmente nel primo pomeriggio le strade s'intasano peggio che negli altri giorni prenatalizi. Perché manca qualcosa. Manca il nulla perché tutto, la sera della vigilia, abbia quel sapore pieno. Le luci per l'addobbo sul balcone, le candeline, mai abbastanza, per la tavola e c'è da ritirare la cassata ordinata nella migliore pasticceria. Così il 24 dicembre diventa la vera narrazione di una comunità che la notte si moltiplicherà e si abbraccerà. Lo sappiamo da duemila anni che il giorno della Vigilia la gente s'incammina verso la nascita. La festa. La gioia. Ma non sapevano, non immaginavamo che dopo duemilaventuno anni, all'improvviso, in un giorno coperto di marzo ci dicono di correre, di far presto, di risolvere commissioni e piaceri perché tutto chiuderà. E non ci sarà una festa.

Ci dicono ieri che questo, per gran parte d'Italia, è l'ultimo weekend di luci accese. Sempre opache, ma accese. Di negozi aperti, nei quali entri, non entri, ma puoi. Di parrucchieri che in sofferenza ti raccontano di come adesso la piega le signore se la fanno in casa, ma loro resistono e ti offrono un sorriso confidenziale da uno specchio che racconta di stanchezze.

«E ti prego allora tra oggi e domani trovano uno spazio perché sino a dopo Pasqua con questi capelli non posso starci!».

E poi, solo oggi e domani ci restano per questo strano aperitivo delle 16.45 perché alle 18 a prescindere dal colore della regione sei risputato dai locali come i bancomat ti risputano la carta.

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Aperitivo al sole

E berremo anche in piedi per strada. E berremo il sole che oggi è dato. E guai se dovesse tradirci. Che domani, domenica, forse piove pure. E il nostro saluto sarà più triste. L'ultimo weekend sino a dopo Pasqua che possiamo godere della spiaggia più vicina. Di un mare grigio che non ci piace, ma che adesso ci accarezza gli occhi e ci rimanda il sale e il vento come fossimo a Panarea. I ristoranti sono sold out. I contagi pure perchè le distanze non sono rispettate benché dicano il contrario.

L'ultimo weekend per acquistare quel trench che solo a vederlo nell'armadio ci fa compagnia. L'asso da calare nel tepore di aprile. Ieri per strada era un 24 dicembre. Un correre di spese che poi tutto il settore alimentare non chiuderà. Un correre in farmacia che poi sono lì aperte, sentinelle di questa guerra che non sembra finire. Un traffico di auto madri e ragazzini che non vedranno da lunedi le aule, i compagni e le corse matte su prati! Quelle che non potranno mai simulare su Internet.

L'ultimo weekend di questo marzo replica del marzo scorso. E ci troveremo il 6 aprile più stanchi. Accaldati. Irascibili. Persi. Ma allora proviamoci. Facciamo che questo weekend sia davvero una Vigilia. Correre oggi per poi chiuderci in casa. Ed aspettare la luce. Con sacrificio e speranza. Siamo già rossi di asfissia, di dolore, di ricoveri, di morti che non finiscono. E di rabbia perchè i viali in città sono viola di pruni selvatici. E le scarpate in periferia un fiorire di geniste pelose. E le campagne di peschi in fiore.

Capiremo il senso profondo della Quaresima. E a Pasqua sentiremo solo il suono della campane. Ma non sarà come l'anno scorso. Sarà resurrezione perché non è ancora chiaro a molti, ma ci stiamo vaccinando. Ci vaccineremo.
Rinasceremo.

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