Mini lockdown, l'ira dei locali: «Noi chiusi e i ragazzi vanno a Roma»

Mini lockdown, l'ira dei locali: «Noi chiusi e i ragazzi vanno a Roma»
di Francesca Balestrieri
Sabato 10 Ottobre 2020, 08:04
4 Minuti di Lettura

«La prima giornata di chiusura anticipata è andata male, il week end sarà ancora peggio», lo dice Massimo Ceccarini presidente dell'associazione L'isola che non c'è che raccoglie la maggior parte dei gestori di locali nella zona pub di Latina. Un'ordinanza che penalizza non solo per la chiusura alla mezzanotte, ma anche per la possibilità di ospitare solo 4 persone per tavolo con distanziamento di un metro se non familiari.

LE DISDETTE

«Sono già tante le disdette arrivate per il week end perché con questo principio non è possibile per esempio fare feste di compleanno, ma chi risarcirà questo danno economico che stiamo affrontando e che arriva a pochi mesi dalla chiusura forzata per il lock down?», chiede Massimo e fa anche una previsione: «Sarà impossibile tenere a casa i ragazzi, si assembreranno comunque, se non qui da noi dove i controlli ci sono e le regole vengono rispettate, in feste private in casa o anche spostandosi solo di qualche chilometro verso Anzio, Nettuno oppure Roma.

I CONTROLLI

L'ultimo controllo nella zona pub di Latina, dove c'è un presidio delle forze dell'ordine, si è svolto sabato in diversi locali e nessuno è stato multato perché almeno all'interno le regole vengono rispettate, dunque mascherine, distanziamento e sanificazione ai tavoli man mano che cambiano i clienti».
I gestori dei locali stanno preparando una lettera da inviare al Prefetto di Latina Maurizio Falco, alla Regione Lazio e al sindaco di Latina Damiano Coletta («che ha sposato le nostre perplessità») perché venga aperto un tavolo ad hoc.

Si provvederà inoltre, con un avvocato, a stabilire la legittimità dell'ordinanza, come già accaduto a Madrid: «Se i contagi aumenteranno comunque, e ci auguriamo di no, noi saremo le uniche vittime, questo provvedimento, così come studiato è solo un palliativo, probabilmente nei locali la situazione è più controllata che in luoghi privati o semplicemente per strada».

Vedi anche > Covid, Fipe Confcommercio: «Ordinanza su Latina va modificata, ecco perché»

L'INTERPRETAZIONE

«Stiamo impazzendo per cercare di interpretare la parte dell'ordinanza in cui si dice che non si possono fare tavoli per più di 4 persone», è la testimonianza di Roberto Di Giulio, ristoratore che lancia un appello: «Se non vogliamo il dito puntato contro, cerchiamo di non avere comportamenti incoscienti».
I ristoratori, soprattutto quelli che in questo periodo stanno lavorando sulle cerimonie rimandate a causa del lock down, lanciano anche un altro allarme dalla voce del presidente della Fipe Confcommercio, Italo Di Cocco: «Pur consapevoli dell'emergenza sanitaria nella nostra provincia, lanciamo un appello affinchè le restrizioni siamo meno impattanti su questo settore», spiega. «Siamo molto perplessi sulla decisione del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di limitare ad un numero massimo di 20 persone i partecipanti alle feste private soprattutto per quei locali di grosse dimensioni dove si possono rispettare le distanze anche di due o tre metri a persona». Secondo Di Cocco «è contraddittoria la norma che impone il limite massimo per le cerimonie a 20 persone ed invece consente ai locali che esercitano normalmente l'attività di ristorazione il limite a quattro persone per tavolino. Bloccare ora la possibilità di svolgere eventi già rimandati e per i quali sarebbero state rispettate tutte le necessarie misure di sicurezza è un ulteriore scossa che gli esercenti non possono permettersi, soprattutto perché anche durante la chiusura hanno continuato a pagare le tasse e gli altri adempimenti». L'idea ora è quella di coinvolgere le istituzioni per fare in modo che l'ordinanza venga corretta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA