«Così il Coronavirus devasta i polmoni», le immagini Tc dei pazienti di Latina

«Così il Coronavirus devasta i polmoni», le immagini delle tac sui pazienti di Latina
«Così il Coronavirus devasta i polmoni», le immagini delle tac sui pazienti di Latina
di Andrea Apruzzese
Martedì 14 Aprile 2020, 13:18 - Ultimo agg. 16:26
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L’ispessimento interstiziale, il danno diffuso, dipinti come sfumate e tenui macchie bianche nelle tac dei polmoni dei pazienti malati di Covid-19. Ecco cosa vedono i radiologi che esaminano l’evoluzione del nuovo coronavirus. L’equipe della Radiologia dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, guidata dal primario Cesare Ambrogi, è in prima linea, come tutte le altre radiologie del mondo in questa emergenza. «Ci troviamo davanti a qualcosa che non avevamo mai visto, neanche nelle polmoniti interstiziali derivanti da altri patogeni», racconta Maria Grazia Ciolfi, radiologa del Goretti e consigliera comunale nel capoluogo. Come gli altri colleghi è impegnata su questo fronte, ma la sua è una storia particolare: un mese fa dovette autoisolarsi in casa dopo aver fatto un esame al primo paziente positivo latinense per il rischio di contagio, poi fortunatamente non verificatosi.

Il decorso
«Nei casi di polmoniti classiche - spiega - nei polmoni appare una area iperdensa ben demarcata, segno che gli alveoli sono pieni di fluido e non di aria. In quella interstiziale derivante da infezione da Covid-19, invece, la densità è molto più sfumata e più tenue, e per questo il danno non è sempre apprezzabile nelle prime fasi della malattia, ad esempio, con le normali radiografie, proprio perché, ad essere edematoso, ovvero imbibito di fluido, non è l’alveolo polmonare, che ancora contiene aria, ma l’interstizio intorno. Questo perché la polmonite interstiziale da Covid-19 colpisce proprio la membrana, ovvero lo spazio interstiziale, in cui corrono i vasi e in cui avvengono gli scambi gassosi. Ecco perché i pazienti non respirano: perché è colpita la zona anatomica deputata allo scambio dei gas». All’esame Tc eseguito senza mezzo di contrasto, «abbiamo quadri diversi tra loro a seconda delle fasi di evoluzione della malattia: all’inizio, il quadro molto sfumato è definito ground glass o del vetro smerigliato, per la sua apparenza, con alterazioni a morfologia tondeggiante e distribuzione a carta geografica in assenza di versamento pleurico; mano a mano che la malattia prosegue, si aggiunge l’ispessimento dell’interstizio intra e interlobulare; quando peggiora ancora, si ha un riempimento alveolare, quindi una iperdensità più marcata con aree di consolidamento parenchimale». Ci sono ulteriori caratteristiche: «In primo luogo le alterazioni sono pressoché bilaterali e prevalentemente periferiche, almeno nelle fasi iniziali».

La prima fase

Ecco come appare alla Tac l'infezione ai polmoni nella prima fase di
attacco del Covid-19: un quadro di tenui macchie bianche, ovvero
minime alterazioni a vetro smeriglio (ground Glass) focali periferiche
e bilaterali

La seconda fase

L'evoluzione della malattia da Covid-19: in questa lastra, appare già
un quadro Tc di estese e diffuse aree di alterazione ground glass
bilaterale con iniziale ispessimento dell'interstizio intra e
interlobulare

La terza fase

Ecco il quadro Tc conclamato dell'evoluzione del Covid-19 verso aree multiple di consolidamento parenchimale confluenti con alterazioni di tipo vacuolare, ovvero in forma di vescicole; nel caso in oggetto, si associa anche il versamento pleurico visibile a destra.

Il lavoro in prima linea
La Ciolfi evidenza come in questa battaglia «tutto il personale della radiologia del Goretti si dedica 24 ore su 24 al Covid, non solo sotto il profilo assistenziale, ma anche scientifico perché stiamo cercando di integrare anche il percorso diagnostico anche con studi mirati con Tc con mezzo di contrasto e valutazione perfusionale, grazie alle professionalità e anche alle apparecchiature di eccellenza, la Tc Force (che fu al centro del progetto per l’Alta diagnostica, ndr)».


Maria Grazia Ciolfi spiega che il lavoro, paradossalmente, «è diminuito, dato che trattiamo prevalentemente Covid, pazienti che devono essere intervallati, ogni volta, dalla sanificazione degli ambienti, per cui occorrono 30 minuti». Il Goretti è al centro quindi di studi che vedranno anche, dalla prossima settimana, «il primo incontro confronto tra referti radiologici e reperti clinici e laboratoristici, per confrontare l’evoluzione della malattia». Quali sensazioni prova esaminando queste immagini? «È una sensazione multiforme: all’inizio vedevamo reperti che non avevamo mai incontrato prima, per la loro estensione nel polmone e per la rapidità dell’evoluzione; prima il contagio era soprattutto in anziani, ora anche in persone più giovani».

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