«Alla luce di tutto ciò è possibile concludere che ci si trova davanti a un gruppo ben strutturato , composto principalmente dalla Castriota e da Ferraro che si è mosso al fine di conferire incarichi al secondo o comunque ad amici compiacenti disposti a nominarlo al fine di percepire compensi - se effettivamente legittimi e dovuti per la totalità è da verificare - in procedure capienti nella quali "c'è una marea di sordi" da spartirsi". Così il gip del Tribunale di Perugia, la dottoressa Natalia Giubilei chiude l'ordinanza con cui ha disposto la custodia in carcere per la giudice di Latina Giorgia Castriota e per il consulente Silvano Ferraro. Centonovanta pagine di ricostruzione minuziosa fatta dalla Procura di Perugia e dalla Guardia di Finanza da cui emergono una lunghissima sequenza di episodi per i quali il magistrato è accusato di corruzione per atti contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità.
L'ordinanza
Una montagna di soldi che, secondo i magistrati di Perugia, finivano ai consulenti nell'ambito delle procedure fallimentari e venivano poi riversati alla Castriota «che quelle nomine ha favorito ed avallato, in completa violazione di legge ed in esecuzione di un disegno criminoso ben delineato, che suggerisce l'esistenza di uno schema collaudato che va avanti da anni e che, verosimilmente, si è realizzato, come dovrà essere verificato, anche in altre occasioni». Le indagini che hanno portato all'arresto di Giorgia Castriota e di Silvano Ferraro e Stefania Vitto nascono dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società, tutte riconducibili allo stesso gruppo operante nel settore della logistica, sequestrate nell'ambito di un procedimento incardinato per reati tributari alla Procura della Repubblica di Latina.
L'imnprenditore si trova attualmente ai domiciliari con divieto di comunicazione per una ordinanza firmata proprio dalla Castriota.