Covid e tamponi, mamme preoccupate: «Servono percorsi dedicati per i bambini»

Covid e tamponi, mamme preoccupate: «Servono percorsi dedicati per i bambini»
di Barbara Savodini
Domenica 27 Settembre 2020, 16:09
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Più elasticità, un punto tamponi nelle città più grandi e un percorso dedicato ai bambini: a chiederlo sono le mamme in particolare dei bambini che nel corso dell'anno scolastico 2020-2021 frequenteranno la scuola dell'infanzia. La sicurezza prima di tutto, è il commento unanime, ma a detta di tante, chi emana le regole probabilmente non ha figli. E, se nulla dovesse cambiare in tempi celeri, è già pronta la raccolta firme.

«Il bambino non può essere isolato al primo starnuto - commenta Gianna, mamma di Fondi con tre piccole pesti - e lo stesso vale per la diarrea. Basta che il bambino mangi una caramella in più o un pacco di patatine oltre il consentito e ci ritroveremmo a fare ore di fila per un tampone. Se le regole saranno queste, vorrà dire che trascorreremo l'intera stagione dal dottore, cosa che già avviene normalmente ogni anno, per una donna che lavora tutto questo non è fattibile. Se sarà obbligatorio il tampone, devono assolutamente essere previsti dei percorsi dedicati ai bambini».

Gianna risiede a Fondi, per i suoi piccoli di 3 e 6 anni le scuole materna ed elementare apriranno lunedì 28 settembre, il suo punto di vista, però, è molto simile a quello di Chiara, collega di Latina con due figli della stessa età. «Stiamo pagando le spese di un sistema diabolico che hanno creato le istituzioni commenta a qualche giorno dal suono della prima campanella (nel capoluogo le scuole sono aperte dal 24 settembre) il dirigente scolastico non può avere la responsabilità penale del Covid-19, è quasi naturale che la scarichi sui pediatri i, quali, alla fine, chiedono il tampone. Mi auguro che trovino delle misure alternative al più presto perché non credo sia fattibile fare una fila di sei-otto ore in auto con un bambino di tre anni».

Per Giada, di Terracina, con un solo pargoletto di sei anni, l'incubo peggiore non è tanto il drive in quando l'esame diagnostico in sé. «Mio figlio racconta è rimasto traumatizzato dal tampone, alla prima influenza sarà molto ma molto difficile riportarlo a scuola. Io per altro non guido fuori città, quindi non so davvero come potrei affrontare una fila di ore, in piedi, tra le vetture con un bambino di 6 anni e poi tornare a casa con i mezzi pubblici». Purtroppo, però, dato che i tamponi veloci (disponibili anche a pagamento nei centri diagnostici) non vengono accettati per il rilascio del certificato e che i test salivari sono ancora in fase di sperimentazione, attualmente non resta che la strada del drive in.
«Farò fare a mio figlio almeno l'inserimento conclude Gianna tanto per non farlo rimanere indietro rispetto a tutta la classe dei 3 anni. Poi vedremo come si metterà la situazione». A queste preoccupazioni, più che comprensibili, si aggiungono poi le stringenti regole delle circolari che vietano di arrivare a scuola troppo presto, per evitare assembramenti, ma anche troppo tardi. Gli stessi, tanto per citare un'altra voce, vietano di farsi portare a scuola dal genitore eventuali materiali dimenticati ma anche di farseli prestare da un compagno. «Il rischio concludono le mamme preoccupate è che qualche genitore finisca per portare il proprio figlio a scuola quando ancora non è del tutto guarito proprio per cercare di evitare lo stress del tampone».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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