Lettera degli eredi di Totò: la pizzeria «'A livella» cambia nome

Lettera degli eredi di Totò: la pizzeria «'A livella» cambia nome
Monica Forlivesidi Monica Forlivesi
Mercoledì 24 Aprile 2024, 11:45
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IL CASO

Le lettere firmate dagli avvocati degli eredi di Totò stanno arrivando un po' in tutta Italia. Destinatari quei locali, soprattutto pizzerie, che utilizzano immagine o nome dell'artista. Devono essere trasecolati in tanti quando è arrivata la comunicazione su carta intestata di uno studio legale, una è stata indirizzata anche a Latina, ai titolari della pizzeria A Livella, dal nome della famosa poesia scritta da Antonio De Curtis, il grande Totò. Chissà in quanti hanno pensato: ma no, ho letto male, non sarà vero. Invece è proprio così, in questi mesi in varie attività commerciali d'Italia stanno arrivando le comunicazioni. Torniamo a Latina, dove nei giorni scorsi in tanti hanno notato il cambio di insegna della pizzeria A Livella, un locale aperto sette anni fa a poche centinaia di metri dal centro cittadino. Non solo, chi la segue sui social ha ricevuto la notifica su Facebook: la pizzeria A Livella ha cambiato nome, si chiama Magnammecena'Pizza.

Ma cosa sta succedendo? In estrema sintesi i legali della famiglia stanno chiedendo ai locali di non usare più né il nome né l'immagine di Totò. Nei mesi scorsi le comunicazioni si sono intensificate, probabilmente a seguito dell'ordinanza cautelare del giugno 2023 con la quale il Tribunale di Torino ha ribadito alcuni principi in tema di utilizzo del nome e dell'immagine altrui, concedendo l'inibitoria che avevano richiesto gli eredi del celebre Totò.
In sostanza la famiglia De Curtis chiede che non si utilizzi il nome e l'immagine dell'artista per fini commerciali e pubblicitari, quindi deve essere cancellato ogni riferimento all'artista nei segni distintivi dei locali: dai siti web ai cartoni per l'asporto, dai menu ai biglietti da visita o tovaglioli. «Guardi - spiega Elena De Curtis, la nipote di Totò - vogliamo regolamentare l'utilizzo del nome e dell'immagine di mio nonno, laddove c'è la buona fede un'intesa si trova sempre, ma ci sono tanti casi di speculazione. Mi rendo conto che vedersi arrivare la lettera di un avvocato lascia interdetti, ma è l'unico modo che abbiamo per raggiungere i locali che non rispettano il diritto all'immagine, di lì si parte per avere un'interlocuzione e trovare un accordo».
Nel caso di Torino il Tribunale ha stabilito il pagamento di una penale di 200 euro per ogni violazione o inosservanza constatata dalla data di notifica del provvedimento.

In sostanza - viene precisato nell'ordinanza - ci troviamo di fronte a un illegittimo sfruttamento del nome e dell'immagine dell'artista, visto che non sussiste il consenso degli aventi diritto, in questo caso gli eredi.

L'ANTEFATTO

Una volta che la famiglia De Curtis viene a conoscenza dell'utilizzo del nome di Totò da parte della pizzeria di Torino, nel febbraio 2023, sospende tutte le attività finalizzate "alla creazione - si legge nell'ordinanza - di un brand e di un format di ristoranti e pizzerie richiamanti il nome e l'immagine di Totò, a fronte dell'accertata esistenza sul territorio nazionale di svariate attività che utilizzavano illecitamente la pseudonimo e l'immagine di Antonio De Curtis". Da quel momento evidentemente i legali della famiglia avviano una ricerca su tutto il territorio nazionale per fermare "il rischio di inflazione del nome d'arte Totò" visto che tante altre attività hanno compiuto "il medesimo illecito". Partono le richieste di mediazione quindi a numerosi ristoranti e pizzerie in tutta Italia. Lo scorso febbraio la pizzeria "Totò e Peppino" di Porto d'Ascoli, fondata nel 2008, annuncia di aver cambiato nome ai propri clienti, il titolare spiega che qualche mese prima gli eredi di Totò, attraverso il Tribunale di Roma, hanno chiesto di non usare più il suo nome e la sua immagine. E così si è trovato costretto a cambiare nome da un giorno all'altro e a spiegarlo alla propria clientela. Così come è successo ai titolari della pizzeria di Latina e a tanti altri in questi mesi in tutta Italia. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone in assoluta buona fede, amanti dei film e delle poesie di Totò, magari napoletani che hanno portato la loro amata pizza in ogni angolo d'Italia. «Ma - come sottolinea la famiglia - una regolamentazione a questo punto è necessaria».

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