Terracina, le intercettazioni: «Decidiamo noi la stagione». I grandi affari sul litorale

Le soffiate sui controlli: «I Nas hanno mandato una mail, vi chiudono la cucina»

Roberta Tintari, le intercettazioni: «Decidiamo noi la stagione». I grandi affari sul litorale
Roberta Tintari, le intercettazioni: «Decidiamo noi la stagione». I grandi affari sul litorale
di Rita Cammarone
Martedì 19 Luglio 2022, 22:57 - Ultimo agg. 20 Luglio, 12:56
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«Domani, domani l’avviso pubblico della spiaggia della Miciotta, urge subito così passano 5 giorni e quello monta, nel frattempo che il dirigente decide di che morte deve morire la stagione....». Così parlava la sindaca Roberta Tintari in una delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta. Parlando con l’assessore Gianni Percoco la sindaca tentava così di spingere per un nuovo avviso pubblico per la spiaggia soprannominata della “Miciotta” che doveva andare in affidamento a uno degli imprenditori amici. Un sistema di corruzione e favori che viene ampiamente descritto nelle pagine dell’ordinanza.

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In cambio dei favori arrivavano promesse agevolazioni, regali, buoni benzina, soggiorni in campeggio e giornate al mare in stabilimenti con aree riservate. In un’intercettazione tra l’assessore alle Attività produttive e un imprenditore emerge chiaro tutto il sistema, un sistema dir poco spregiudicato: «Ci sono avanzati 300 metri - dice Percoco riferendosi alla spiaggia - cent de qua e duecent dellà». L’imprenditore ne approfitta subito: «Allora 220 me li fai avere finalmente...». L’assessore: «Tutti insieme o un poco per volta? Come li vuoi?». E poi una risata. «Basta che mi accontenti, non c’è problema». La conversazione prosegue con altri dettagli sulla spartizione dell’arenile. In un’altra intercettazione due indagati parlano di un accertamento del Nas, la soffiata deve arrivare al gestore di un locale al lido. «I Nas hanno mandato una mail, l’ho vista io, al Suap» dice il funzionario Corrado Costantino che prosegue, «chiuderà il bar, anzi no solo la cucina.

Vediamoci un attimo domani mattina». 

 

LIDO DA SOGNO

Dall’imponente tempio di Giove Anxur, al taglio di Pisco Montano, dal porto di Traiano al teatro romano, dalla cattedrale di San Cesareo alla piazza settecentesca disegnata da Giuseppe Valadier, Terracina incarna da secoli una bellezza infinita. Rinomata per le attività commerciali, la pesca e l’agricoltura, famosa per il suo moscato, a metà del Novecento la cittadina rivierasca diventa meta turistica, attirando frotte di svedesi e villeggianti provenienti da Roma e Napoli. Aldo Moro se ne innamorò, instaurando con essa un rapporto speciale. Già figura di primo piano della Democrazia Cristina, lo statista nell’estate del 1959 prese una casa in affittò a Terracina vista mare. Solo successivamente, con altri componenti della famiglia, decise di acquistare due appartamenti sul lungomare. L’ultima volta che Moro andò a Terracina, nella sua casa di vacanza, fu una decina di giorni prima del sequestro da parte delle Brigate Rosse. In tanti lo ricordano ancora con giacca e cravatta, le scarpe insabbiate, il viso disteso, durante le sue lunghe passeggiate sulla spiaggia. 

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LA TRASFORMAZIONE

Terracina allora era un luogo tranquillo. È negli anni Ottanta che la città inizia a cambiare aspetto, i cantieri edilizi sbocciano l’uno dietro l’altro, le attività aprono e chiudono innestando il sospetto della presenza di un terreno fertile per il riciclaggio di denaro sporco. Seguiranno fiumi di sequestri, come misure di prevenzione patrimoniali. E mentre le estati terracinesi si aprono alla movida incontrollata, il 23 agosto del 2012, in pieno pomeriggio, su un lungomare affollatissimo, viene ucciso il boss di camorra Gaetano Marino, detto O’ Moncherino. Era il fratello di Gennaro, capo dell’ala militare degli scissionisti di Secondigliano. O’ Moncherino freddato a colpi di pistola sul marciapiede. La sua presenza a Terracina non era di passaggio, era nella cittadina pontina in vacanza con la sua famiglia e tanto di guardaspalle. Una brutta pagina di cronaca nera, subito archiviata nella frenesia di una ripartenza perché in fondo Terracina ha ancora molto da raccontare. Lo sanno bene gli appassionati dell’enogastronomia che non disdegnano un giro all’ombra di Pisco Montano, per una tappa da Mario L’Ostricaro, all’Hostaria del Vicoletto o al gettonatissimo ristorante Centosedici del lungomare Circe. Terracina, facilmente raggiungibile da Roma, traffico permettendo, attraverso la Pontina o la Fettuccia di antica memoria (così veniva chiamata gergalmente la statale Appia, dritta come una fettuccia), ha fatto della ristorazione un suo vanto. Terracina, crocevia di tante emozioni, vanta anche una meravigliosa area naturalistica, quella del Parco della Rimembranza, eletta Oasi del Wwf, ritrovo di eventi culturali e dei camminatori della via Francigena. Attrazioni per i turisti, ma anche calamita per gli affari. Compresi quelli illeciti.

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