Un piano per il lupo del Salento: al via monitoraggi e mappature

Un piano per il lupo del Salento: al via monitoraggi e mappature
di Elio PAIANO
Lunedì 24 Agosto 2020, 09:56 - Ultimo agg. 10:11
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La provincia di Lecce lancia un Piano di monitoraggio e gestione del lupo. Dopo il celebre episodio di Alimini - con il lupo socievole che ha fatto la sua comparsa in spiaggia e in pineta - supportati dalle evidenze scientifiche del ritorno del lupo nel Salento, la Provincia lancia un provvedimento, siglato dal presidente della Provincia Stefano Minerva, nell'ambito delle funzioni di tutela e valorizzazione del territorio e che rappresenta una vera e propria azione di sistema che coinvolge tutti i soggetti interessati.
L'idea è quella di attuare un Piano per guidare la conservazione e gestione del lupo, attraverso il coordinamento delle azioni da intraprendere ai diversi livelli istituzionali (comunitario, nazionale, regionale), per assicurare la persistenza del lupo e minimizzare i conflitti con le attività dell'uomo. Tali azioni saranno avviate mediante un Protocollo di intesa tra la Provincia di Lecce e gli Enti Parco presenti sul territorio. Saranno interessate anche le aree protette e i territori della provincia in cui è accertata la presenza del lupo.

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L'azione congiunta dei diversi livelli istituzionali è finalizzata alla costituzione di un tavolo tecnico permanente per la mappatura del territorio provinciale, al fine di verificare la presenza del lupo e di individuare le misure di monitoraggio e di protezione.
«La Provincia di Lecce, nell'ambito delle funzioni di tutela e valorizzazione del territorio - spiega il comandante della Polizia Provinciale Antonio Arnò - intende perseguire questa campagna di monitoraggio del lupo per verificarne la presenza e garantire la specie, anche secondo le direttive comunitarie, e poi attivare un piano di gestione che possa assicurare la convivenza con l'uomo. Gli interventi saranno principalmente diretti a verificare la presenza effettiva e permanente del lupo e, quindi, a porre in essere tutti gli strumenti previsti dalla normativa vigente».
Tutto questo dovrà avvenire anche attraverso un approccio integrato, che affronti in modo organico i diversi aspetti della conservazione del lupo; l'azione può risultare efficace infatti solo se inserita in un programma organico di interventi, mirato a raccogliere le informazioni necessarie a migliorare la comprensione dell'ecologia del lupo, a promuovere il coinvolgimento di tutte le componenti sociali nella conservazione di questo predatore, ad attenuare le più gravi minacce attualmente presenti, a rendere organiche le politiche locali di intervento.
In particolare, si intende costituire il documento di riferimento per la conservazione e gestione della specie in tutto il suo areale e fornire un quadro delle norme e delle azioni che verranno intraprese per la conservazione e gestione della specie, ma anche per evidenziare le azioni critiche per la gestione del lupo nonché gli interventi di carattere economico suddivisi tra i vari enti partecipanti che, da un lato, servono alla piena attuazione delle misure di protezione del lupo e, dall'altro lato, ad individuare misure specifiche di carattere economico a favore di agricoltori e allevatori.
Il ritorno del lupo nel Salento dopo circa un secolo di assenza è stato attestato da uno studio scentifico pubblicato un paio d'anni fa sul Biodiversity Journal a firma di Giacomo Marzano, Francesca Crispino, Michela Rugge e Giacomo Gervasio, sulla base dei dati raccolti dalle rilevazioni video-fotografiche e da materiali forniti agli autori della ricerca da alcuni collaboratori, in un periodo che va dal 2014 al 2017.
Una notizia importante perché attestata da avvistamenti (avvenuti tra la primavera e l'estate del 2017), che sul territorio erano assenti da più di un secolo, e da una possibile ripopolazione della specie, anche vista la presenza accertata di un branco riproduttivo. A commissionare la ricerca era stato il Parco naturale Regionale Otranto Leuca e Bosco di Tricase, che in questo modo ha certificato lo spostamento della presenza dei lupi di circa cento chilometri a sud rispetto agli avvistamenti nella zona di Martina Franca, sinora il punto più a sud rispetto ai branchi stabili nel Gargano e in un tratto dell'arco jonico.
Nel Salento, la presenza era documentata fin dalla preistoria con il ritrovamento di numerosi resti scheletrici in siti archeologici come la Grotta Romanelli, a Castro, la Grotta dei Cervi a Badisco, Roca a Melendugno, Cavallino, Egnazia, Fasano e Torre Guaceto. Ritrovate anche testimonianze di trappole per lupi e di muretti a secco anti-lupo per la protezione di greggi nei cortili delle fattorie.
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