Ringraziamo i rider, ​angeli ai tempi del virus

Ringraziamo i rider, angeli ai tempi del virus
Sabato 20 Marzo 2021, 08:00
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Gentile Direttore,
ho visto l’intervista alla più probabile anziana «rider» d’Italia, una gagliarda signora di 60 anni che svolge questo Lavoro (con la «L» maiuscola) con impegno e dedizione. La signora ha raccontato la sua umiliazione nel consegnare le pizze ad alcuni clienti. «Seguita» sull’app come un videogioco, tra ostacoli, auto, i committenti si sono lamentati con lei per aver avuto le pizze «quasi fredde», tra scherzo e scommessa. È d’accordo con me che sono i nuovi «mostri» che questa società, ormai malata, genera?

Enrico Napolitano
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Caro Enrico,
quando due anni fa esplose la polemica sui vip milanesi che non pagavano la mancia ai rider, trovai, ad esser buoni, surreale, con il rumore delle unghie sui vetri come colonna sonora di sottofondo, la giustificazione del cantante Fedez: «Le mance fanno parte di un retaggio americano che è il non plus ultra dello sfruttamento del capitalismo» e che «In America le mance sono obbligatorie perché il datore di lavoro ti può pagare di meno».

Spero abbia cambiato idea, soprattutto in tempi di Covid, ristoranti e negozi chiusi. I rider, in questi ultimi 12 mesi, ci hanno portato a casa, sette giorni su sette, fino all’ora del coprifuoco qualsiasi cosa volessimo ordinare, hanno esaudito tutti i nostri desideri. Andrebbero ringraziati e premiati. Trovo disgustoso il racconto della donna rider di 60 anni. Purtroppo quello che doveva essere un lavoro per arrotondare, per universitari che si mantengono agli studi, per uomini e donne in attesa di un’occupazione, sta sempre diventando di più un posto fisso. Segno non di un mondo che cambia ma di un mondo che cambia in peggio.

Ps La pizza calda si mangia solo in pizzeria. Margherite e Marinare sono un’alchimia. Bastano pochi secondi perché quella magia svanisca. 

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