Seguiamo di più e meglio ​i ragazzi «reclusi» in casa

Seguiamo di più e meglio i ragazzi «reclusi» in casa
Mercoledì 24 Marzo 2021, 08:05
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Gentile Direttore,
è difficile il momento che vivono i nostri ragazzi. Usciamo e rientriamo di casa e il più delle volte li troviamo vestiti allo stesso modo di come li abbiamo lasciati e magari nello stesso punto della casa. La loro vita è statica. I loro movimenti ridotti al minimo. Si spostano dal pc alla playstation, arrivando alla sera che guardano la tv, insieme ad amici e amiche, dal doppio schermo pc/computer. Eppure, saranno gli ultimi ad essere vaccinati. Quelli che in fondo vivranno più a lungo la lotta al Covid. Mi è venuta un’idea: ma perché, per dar loro una speranza, non li vacciniamo a gruppi? Perché il premier non ascolta una loro rappresentanza? Dovremmo avere più attenzione nei loro confronti.

Nicola Campoli
Napoli 

Caro Nicola,
ho le competenze per stabilire chi debba essere vaccinato prima: se gli anziani più deboli, ma che possono anche stare protetti in casa, o i ragazzi più forti, ma più facili al contagio perché meno attenti e, soprattutto, perché dovrebbero andare a scuola.

Non sono un virologo e, quindi, non saprei cosa rispondere. Mi fido della scienza e mi limito a paragonare le scelte del nostro governo con quelle degli altri. Sono però un genitore: durante la pandemia, che costringe noi adulti e i nostri ragazzi molto spesso sotto lo stesso tetto per tutto il giorno, ho avuto l’occasione di riprendere davvero in mano il ruolo di educatore che noi genitori avevamo troppo spesso delegato ad altri, senza per altro verificare se avvenisse veramente. Cogliamo l’occasione da questa vita di clausura: imponiamo ai nostri ragazzi alcune banali regole, impediamogli di passare dal pc alla PlayStation, parliamoci di più. Guardiamoci di più negli occhi, con i nostri ragazzi. Giochiamoci. Non stiamo solo nella stessa casa ma stiamo con loro. Insomma prendiamo anche in questo momento terribile il lato positivo. Credo (e spero) che ne usciremo arricchiti, sia noi che loro.

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