Gentile direttore, sono davvero angosciata. La strage ormai quotidiana di donne che sta insanguinando il nostro Paese appare inarrestabile. Ciò avviene nel silenzio della politica, della società civile, degli intellettuali, della Chiesa, i media si limitano a informarci, magari facendo parlare per l’occasione una psicologa. Per quante leggi e tutele si siano attuate per proteggere donne a rischio, leggiamo che - anche se denunciati - mariti, fidanzati o persecutori non hanno mai desistito dai loro propositi di ammazzare. Una violenza inaudita, un accanimento selvaggio sul corpo femminile, da oltraggiare, da annientare. Ma si possono classificare delitti di impeto? Delitti meditati, maturati nella sottocultura che tende a svalutare la donna, che non accetta l’idea del rifiuto, dell’opposizione, del rispetto delle altrui decisioni. Una questione di civiltà, di mentalità, non certo di gelosia o di possesso, come si vorrebbe derubricar. La punta d’iceberg di una società malata e guasta, dove la follia e varie forme di frustrazioni stanno predominando nei rapporti interpersonali. Ne usciremo mai?
Elvira Pierri
Napoli
Cara Elvira, la violenza contro le donne non è un male del ventunesimo secolo.
Federico Monga