Gentile direttore,
risale a oltre trentuno anni fa la mia prima lettera al Mattino. A darmene notizia fu mia madre, da sempre attenta lettrice del suo giornale. È così è stato sempre per le volte successive, non mancando mai di manifestare la sua o meno condivisione sui temi trattati. Lei era la mia prima lettrice, forse anche l’unica, diventando nel contempo anche la mia prima fonte di ispirazione, perché io segnalassi una questione o intervenisse a secondo dei casi su un tema specifico. È stato sempre il mio orgoglio vederla sfogliare il Mattino, che l’ha accompagnata nel corso della sua non sempre scorrevole vita, sino a poche settimane fa, quando ha cominciato a dare i primi segni di cedimento. Vorrei tanto ricordarla attraverso la “Sua” rubrica che in fondo era il suo primo passatempo mattutino - approfittando della sua cortese ospitalità - perché Il Mattino fa compagnia a tante persone, come lo è stato per mia mamma, che leggendolo si sentono particolarmente partecipi a quanto accade fuori dalle loro quattro mura di casa. Tante volte sono gli anziani, come lo è stata mamma per me, a insegnarci il rispetto dei valori, a ricordarci le radici, a indicarci la strada della dignità, della dedizione, della generosità. Il loro esempio in questo tempo difficile è un patrimonio straordinario che non dobbiamo e non vogliamo disperdere.
Nicola Campoli
Napoli
Caro Nicola,
la sua lettera, molto personale, spiega benissimo la natura di questa rubrica. È uno spazio dove si discute, si ricorda, si spiega, magari ci si divide, per poi ritrovarsi, come in famiglia. È uno spazio dove io e il nostro Pietro Gargano, che risponde la domenica, impariamo a conoscere il nostri lettori, attraverso i loro pensieri, i loro timori, i loro affetti, le loro tradizioni, i loro convincimenti. È un piccolo-grande tinello domestico dove noi giornalisti del Mattino e voi lettori ci guardiamo davvero negli occhi nella consapevolezza di quanto sia importante parlarci e passare un po’ di tempo assieme.
Federico Monga