Le lacrime di Wembley sangue della Nazionale

Le lacrime di Wembley sangue della Nazionale
Martedì 13 Luglio 2021, 23:50
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Caro Direttore, esistono anche le lacrime di gioia: sono doppie, intense, caldissime. Mancini e Vialli piangono e sorridono insieme: il primo ha raccolto una squadra fatta a pezzi e neanche qualificatasi agli ultimi mondiali, il secondo combatte contro il cancro una battaglia durissima. Insieme hanno fatto squadra, hanno chiesto ai giocatori che potevano essere campioni, unirsi, fare gruppo, allontanare invidia, superbia, rispettarsi, darsi ausilio gli uni con gli altri, la mano intrecciata ed il chiudersi a guscio, come la chioccia con i suoi pulcini. Mancini e Vialli rappresentano con quelle lacrime di gioia, l’anelito, il desiderio di essere un corpo solo che cerca una ricchezza propria perduta malamente. Ed è la bellezza rutilante dello sport. Almeno per un po’ la gioia sia con noi.

Biagio Riccio
 

Caro Biagio, come diceva Sant’Agostino «Le lacrime sono il sangue dell’anima». E questa nazionale è stata soprattutto una squadra dell’anima. Di affetti, di sentimenti e di amicizie.

Sarà pure che quando si vince va tutto bene ma dietro la vittoria, più di altri trionfi del passato, ci sono storie di uomini. Uomini che non hanno paura, in un mondo come il calcio dove il cliché e il conformismo la fanno da padrone, di esternare le loro emozioni, le loro debolezze, le loro ferite che in realtà sono state le stampelle del successo. Il viso scavato dalla malattia e gli occhi lucidi di gioia di Vialli, il volto solcato dalla rugiada degli affetti di Mancini che abbandona il suo tradizionale aplomb, molto british e la felicità masticata dallo sconforto e dalle lacrime per un Europeo vincente ma non all’altezza di Immobile sono alcune delle immagini che ci porteremo nella memoria della serata di Londra. Forse anche di più del rigore parato di Donnarumma. Gli azzurri non sono più apparsi come giovanotti viziati con conti in banca milionari. Ce l’hanno detto le loro lacrime che non erano espressione del dolore ma delle loro storie. 

Federico Monga

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