«Siamo testimoni di Geova, diciamo no alle trasfusioni di sangue ma non abbandoniamo nostra figlia»

Giovedì 10 Maggio 2018, 18:21
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Spettabile Redazione, 

il 18 aprile scorso è stato pubblicato un articolo su un caso riguardante nostra figlia, l’adolescente ricoverata in ospedale a Cosenza alla quale è stata praticata un’emotrasfusione.

In qualità di genitori, ci teniamo a sottolineare alcuni aspetti fondamentali che purtroppo non sono stati tenuti in considerazione nell’articolo.

Innanzitutto ci teniamo a precisare che, proprio a motivo del nostro credo di Testimoni di Geova, consideriamo sacra la vita e vogliamo il meglio per nostra figlia, anche per quanto riguarda le cure sanitarie. Proprio per questo quando abbiamo capito che c’era qualcosa che non andava nel suo stato di salute ci siamo prontamente attivati per fare degli accertamenti diagnostici presso una clinica. Non appena la struttura ci ha comunicato i risultati delle analisi e ci ha detto che nostra figlia avrebbe dovuto essere trasferita in un altro centro che avesse un reparto pediatrico, ci siamo subito preoccupati di portarla in un centro di eccellenza.

In questo centro i medici ci hanno detto che, pur non essendo abituati a trattare casi come quello di nostra figlia con terapie alternative alle emotrasfusioni, avrebbero tentato di farlo, e così è stato.

Proprio per permettere a nostra figlia di essere curata nel modo migliore, ci eravamo documentati per conoscere quali alternative alle emotrasfusioni fossero disponibili e abbiamo trasmesso tale documentazione anche ai medici, consapevoli che in moltissime strutture in tutta Italia e nel resto del mondo le strategie terapeutiche che non prevedono l’uso del sangue sono ormai considerate una prassi standard.

Quando poi i medici hanno ritenuto che la situazione clinica fosse tale da richiedere necessariamente una trasfusione di sangue, nonostante i dati in nostro possesso fossero diversi, non abbiamo mai ostacolato il loro operato.

In tutto questo siamo stati sempre accanto a nostra figlia, senza abbandonarla mai, come farebbe un qualsiasi genitore amorevole e preoccupato per il benessere del proprio figlio.

Ci addolora molto e ci ferisce, quindi, che dall’articolo emerga il quadro di un’adolescente abbandonata a sé stessa da due genitori irresponsabili integralisti religiosi! Anche perché nostra figlia, che ha già compiuto 13 anni, è stata la prima a sostenere di non voler ricevere una trasfusione di sangue a motivo delle proprie convinzioni religiose. Come genitori, e come testimoni di Geova, diamo molta importanza alla dignità e alla libertà di coscienza di ogni individuo, e quindi anche di nostra figlia, e abbiamo fatto tutto il possibile perché la sua volontà, prima di ogni altra cosa, venisse rispettata.

Nostra figlia è sempre stata pienamente cosciente e, quando i medici si sono preoccupati di parlare con lei per conoscere il suo punto di vista, ha sempre espresso con fermezza e lucidità il proprio desiderio di non ricevere trasfusioni di sangue. Purtroppo, però, nessuna delle autorità interpellate ha ritenuto opportuno ascoltare quello che lei aveva da dire. Questo le ha fatto vivere l’atto terapeutico ricevuto contro la sua volontà come una violenza che l’ha lasciata sotto choc.

Ma di tutto questo, purtroppo, come spesso avviene, non c’era nessuna traccia nell’articolo che è stato pubblicato. Leggere quell’articolo è stata un’ulteriore ferita sia per noi sia per nostra figlia.

Cordialmente, 
lettera firmata
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