Olimpiadi e Rai: i contratti e l'occasione digitale persa

Olimpiadi e Rai: i contratti e l'occasione digitale persa
Mercoledì 4 Agosto 2021, 09:00 - Ultimo agg. 6 Agosto, 09:33
2 Minuti di Lettura

Gentile Direttore, il servizio pubblico televisivo a Tokyo decisamente non è all’altezza, secondo me. Mentre la squadra azzurra ci regala emozioni e medaglie, la Rai non riesce a starle dietro. In contemporanea due partite fantastiche e decisive: il basket contro la Francia e la pallavolo contro l’Argentina e cosa fa il nostro “dis” servizio pubblico? Le mostra entrambe sullo stesso canale non lasciandoci comprendere un bel nulla e trovando anche il tempo di passare lo spot di.... Netflix! Per non dire del Tg2 in onda mentre Tamberi iniziava la scalata verso l’oro. Intanto sui due canali Rai Sport il programma Memory con immagini in bianco e nero... 

Giuseppe Focone
Email

Caro Giuseppe, è una questione di diritti televisivi e di contratti da rispettare. Quando il Comitato olimpico internazionale ha messo all’asta le immagini dei Giochi, in Italia se li è aggiudicati il colosso internazionale Discovery che controlla decine di brand televisivi monotematici. Per questo motivo solo attraverso la piattaforma Eurosport Player, oltre trenta canali, è stato possibile vedere, ovviamente a pagamento, tutte le gare in diretta e in contemporanea: oltre tremila ore.

La Rai ha potuto soo riacquistare da Discoivery i diritti di trasmettere le Olimpiadi in esclusiva sul digitale terrestre italiano, ma solo attraverso un canale. E ha scelto poi di diffondere le immagini da Tokyo sulla seconda rete senza costi aggiuntivi per gli abbonati. La Rai dunque sulla vecchia tv non poteva, regole alla mano, fare di più. Dove invece ha perso una grande occasione è stata sullo streaming: smartphone e tablet per intenderci. Sulla piattaforma Ray Play è capeggiata per 15 giorni la scritta: «Siamo spiacenti: la Rai non detiene i diritti per questo contenuto». Avrebbe meritato invece uno sforzo in più. Soprattutto in questo momento di forte concorrenza delle piattaforme Netflix, Amazon e di convegni in cui ci si riempe la bocca sulla necessità per l’Italia di investire sul digitale. 

Federico Monga

© RIPRODUZIONE RISERVATA