Gentile Direttore,
quella di Nicola, il bambino di 21 mesi che si è smarrito nel bosco per due notti, è una storia bellissima. Innanzitutto per il lieto fine e poi perché ha il significato particolare dell’apologo. I genitori di Nicola hanno fatto una scelta di vita controcorrente rispetto alla società di oggi, vivendo isolati in una sorta casa colonica; producendo solo quanto si ha bisogno per vivere; in uno stato di natura. Quando però il piccolo Nicola si perde nel bosco non beve rugiada o viene accudito da un orso, né tantomeno allattato da una lupa, bensì sarà un giornalista a trovarlo e salvargli la vita, cioè un inviato di quell’elettrodomestico moderno che forse in casa di Nicola nessuno ha mai guardato con tanta importanza. Che pensa di questa storia?
Giovanni Negri
Brusciano
Caro Giovanni,
non mi piace fare il bastiancontrario. Però, prima di parlare di favola, vorrei avere tutti gli elementi della storia. C’è solo il lieto fine: il bambino è stato ritrovato solo con qualche graffio ed è tornato sano e salvo a casa sua.
Federico Monga