Il diritto all'autodifesa tra limiti e veri controlli

Il diritto all'autodifesa tra limiti e veri controlli
Lunedì 26 Luglio 2021, 08:00
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Caro direttore, mi riferisco al fatto e non ad una congettura, e faccio mio questo specie di adagio sulle armi: se hai con te una pistola avrai sempre una pistola puntata contro di te. Così per ogni tipo di arma. Guardiamoci dal portare con noi delle armi anche a scopo “dissuasivo”, o per “legittima difesa”. Poiché in tal caso ci sarà sempre chi porta con sé armi per offendere e che le punta contro di noi. Persino un’arma giocattolo, che come sappiamo può indurre paura e reazioni pericolose. Altro non aggiungo sul caso di Voghera. Tengo solo a precisare che non sono pacifista per principio (o per pregiudizio) ma le guerre le fanno gli Stati e non senza ragione. Comunque non privati cittadini o, sempre che sia possibile evitarlo, bande di mercenari con alla testa capitani di ventura. E lasciamo stare la cosiddetta “giustizia privata”.

Raffaele Sgueglia

Vitulazio (Ce)

Caro Raffaele, le confesso che le armi mi hanno sempre fatto paura. Fin da ragazzino, quando per gioco sparai con un fucile a pallini in alto e colpì quasi per caso, uccidendolo, una piccola rondine.

Ho ancora negli occhi quel ciuffo di piume che cade per terra roteando senza vita. Da allora non ho mai più preso né mai prenderò un’arma da fuoco in mano. Ciò non toglie, ad esempio, che sia contrario alla caccia. Ho sempre pensato che l’unico limite alla mia libertà debba essere non nuocere ad un altro individuo. Non posso dunque essere contrario a priori alla detenzioni del porto d’armi per legittima difesa. Da uno Stato serio pretendo però che ci siano rigorosissimi limiti al diritto alla difesa personale, comprese incontri periodici con le prefetture per conoscere e valutare le motivazioni e visite psico-fisiche annuali. Avere la possibilità di auto-difendersi non vuol dire avere la libertà di girare ovunque e a qualsiasi ora con il colpo in canna. Mi pare una delle più evidenti differenze tra la giungla e lo Stato di diritto. 

Federico Monga

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