Mafiosi finti cattolici e il grido di don Puglisi

Mafiosi finti cattolici e il grido di don Puglisi
Martedì 30 Marzo 2021, 23:55
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Gentile direttore, accade in Calabria, dove le riunioni segrete della ‘ndrangheta sono “protette” da statue della Madonna. E così in Sicilia con la mafia. Ora scopriamo che anche a Marano c’era stato l’omaggio del boss Lorenzo Nuvoletta con il dono dei quadri alla Chiesa mariana. Francamente non mi stupisco. Vorrei solo che ci fosse meno tolleranza quando uomini di Chiesa, ovunque, accettano offerte e donazioni da parte di persone di dubbia moralità che in questo modo “comprano” il silenzio-assenso. La Chiesa, dice il Papa, deve essere povera. Non c’è spazio, allora, per gesti che hanno lo scopo di... far salvare l’anima a chi li compie (mentre nella vita si macchia di ogni reato), magari per garantirsi somministrazione di sacramenti, altrimenti proibiti. Lei che ne pensa, direttore?

Flaminio Russo

Caro Flaminio, le famose parole di papa Giovanni Paolo II, pronunciate il 9 maggio 1993 ad Agrigento («La nostra fede esige una chiara riprovazione della cultura della mafia, che è una cultura di morte, profondamente disumana, antievangelica, nemica della dignità della persona e della convivenza civile) hanno rappresentato uno spartiacque nel rapporto tra la chiesa e gli esponenti della criminalità organizzata.

Prima di allora uno dei più feroci killer di mafia, Salvatore Grigoli, assassino di don Pino Puglisi ha raccontato bene il rapporto incestuoso tra mafie e chiesa: «Sono stati con noi sempre disponibili. Intendiamoci, non perché era collusa ma perché noi offrivamo piccoli favori». Ecco, molto spesso, i parroci e la chiesa hanno chiuso un occhio per quieto vivere. Come don Abbondio, senza comprendere la potenza del messaggio mafioso nel contesto religioso, fondante per la nostra cultura. Ci son voluti preti come don Puglisi per saltare il fosso: «Gli assassini, coloro che vivono e si nutrono di violenza hanno perso la dignità umana. Sono meno che uomini, si degradano da soli, per le loro scelte, al rango di animali». Ha pagato con la vita. Ma ancora oggi qualche parroco, purtroppo, non ne ha colto il sacrificio. 

Federico Monga

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